I ragazzi hanno dei modelli di vita cattivi o non ne hanno proprio? Questa la domanda che si fa il giornalista Carlo Baroni, su Il Corriere della Sera, raccontando un aneddoto relativo ad un docente, che ha posto la domanda fatidica ad un ragazzo: “Chi sono le tue figure di riferimento?”.
La risposta è spiazzante. “Lui ci pensò e rispose che non gli veniva in mente nessuno. Nessuno che lo ispirasse. Poteva cavarsela magari con il nome di un rapper. O del bomber della squadra del cuore. Preferì la via della sincerità. Non vedeva nessun modello di vita intorno a sé”, ha raccontato il docente, sorpreso.
Né i genitori, né un idolo musicale, né un campione sportivo: nessuno. Questa mancanza di un modello a cui ispirarsi non suggerisce nulla di buono. “La stessa domanda trent’anni fa avrebbe avuto un’altra risposta. Esistevano ancora gli ‘eroi’. O quantomeno donne e uomini che noi ritenevamo tali. Non che il mondo fosse un posto migliore per viverci. Solo ci sembrava ci desse più speranza. Sono cambiati i ragazzi di oggi? Difficile fare confronti. Ma l’idea è che siano i grandi a latitare”, ha scritto il giornalista.
“Una figura di riferimento non è un essere superiore. Al contrario è chi si mette al livello degli altri. Che si avvicina, addirittura si china per poterti ascoltare meglio. Si abbassa per permetterti di elevarti. Ti chiama per nome, si ricorda di te. È qualcuno che ti fa credere di essere migliore di quello che sei. E così lo diventi davvero. Tutti abbiamo una luce dentro, il segreto è trovare l’interruttore per accenderla. Qualcuno che sappia ispirarci per davvero. Che ci indichi la strada. Sono i ragazzi a chiederlo per primi”, ha concluso.
Serie tv che propongono modelli negativi come Mare Fuori o Gomorra sono da demonizzare? Si possono ritenere in qualche modo responsabili del pullulare di giovani che quasi aspirano a diventare criminali o che comunque adottano uno stile di vita che strizza l’occhio alla delinquenza?
A dire la propria, all’Ansa, sono stati alcuni giovani aspiranti attori a margine dei provini per il musical di Mare Fuori che si sono svolti a settembre a Napoli, che dovrà andare in scena questo inverno nei teatri italiani. “Queste serie non c’entrano niente con la criminalità, anzi insegnano a fuggirne”, ha detto Giovanni, uno di loro.
Quest’ultimo desidera fortemente “sfondare” e crede che comunque è difficile riuscire a stare lontani da ambienti criminali in determinati quartieri difficili. “Ma con la propria forza e con quella della famiglia, che è fondamentale specie nell’adolescenza, ognuno può provare a coronare i propri positivi obiettivi”, ha aggiunto.
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