Un emendamento accorderebbe le pensioni alla sanità con i vecchi requisiti. E il personale di “Quota 96”?

È davvero incomprensibile quello che talvolta può succedere nel nostro parlamento, come il trattamento schizofrenico nei confronti di categorie di lavoratori assai diverse fra di loro, e alcune di queste privilegiate rispetto ad altre.
Ci spieghiamo subito con le notizie di cui siamo a conoscenza.
Mentre la proposta di legge Damiano – volta a salvaguardare i lavoratori cosiddetti esodati che rischiano di rimanere senza reddito – fatica ad andare avanti nell’accidentato iter parlamentare, mentre ai pensionandi della scuola di quota 96 è stato impedito di andare in pensione con le vecchie regole per motivi di copertura finanziaria, i dipendenti del Servizio sanitario nazionale, a quanto pare, potrebbero invece essere «salvaguardati» dall’inasprimento della normativa Fornero e andare in pensione, fino al 2014, con le regole previgenti alla citata normativa.
A dare la notizia clamorosa, ma passata sotto silenzio, è Il Sole 24 Ore che riferisce di un «emendamento» al decreto sanità approvato dalla Commissione affari sociali della Camera. «È singolare – tuona il deputato del Pdl Giuliano Cazzola – che la commissione Affari sociali, ignorando il parere contrario della commissione Lavoro su questo punto, abbia confermato, nella conversione del decreto Balduzzi, un emendamento che consentirebbe a tutto il personale della sanità (e non solo agli eventuali esuberi) di andare in quiescenza di anzianità sulla base delle regole previgenti la riforma Fornero, con in più l’aggiunta di ulteriori 30 mesi di contribuzione figurativa».
È evidente che non può essere «accettabile» il fatto che, mentre la commissione Lavoro è strenuamente impegnata a trovare una soluzione al problema degli esodati, possano determinarsi «smagliature bipartisan di tale portata», aggiunge Cazzola, «che non arriveranno da nessuna parte, perché totalmente prive di copertura, ma fortemente inquinate di smanie elettoralistiche».
Lasciando da parte le conclusioni del deputato del Pdl sull’esito della proposta Damiano, o meglio depurandole del loro alone un po’ troppo catastrofistico, non è possibile non evidenziare la pertinenza delle sue dichiarazioni sulla deroga speciale alla riforma Fornero per i dipendenti suddetti. Sono dichiarazioni che hanno il pregio di smascherare le combutte ordite a favore di alcuni lavoratori dello stato rispetto ad altri ai quali sarebbe stato negato, fino ad ora, il diritto a pensione. Come non pensare, oltre agli esodati, ai «non salvaguardati» della scuola del 1952?
Quel che è certo è che i deputati della commissione Affari sociali dovrebbero fare maggior chiarezza su questo punto delicato e spiegare ai cittadini, ignari di tanto tramare, se il nostro sia un paese normale o un paese di figli e figliastri? Questa vicenda, anche se siamo avvezzi alle più odiose disparità di trattamento, non può essere sottaciuta. E la verità, anche in questo caso, deve essere riconosciuta.

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