Ridare dignità al lavoro dell’insegnante”, “rivalutare gli insegnanti” , “rimettere al centro gli insegnanti”, “valorizzare il lavoro dei docenti”… Potrei continuare, ma mi fermo qui. Queste belle espressioni, prese in prestito da qualche libro di pedagogia, diventano, se rapportate al nostro contesto lavorativo, una presa per i fondelli e quindi irritanti. Eppure, dovrebbero scaldarci il cuore, trasmetterci tante sensazioni positive…
Purtroppo non è cosi!!! L’identità reale, quella che è definita anche dalle risposte concrete degli altri, nello specifico dalle proposte indicate nel “Piano Scuola”, ci presenta un docente ancora lontano dal profilo del professionista.
Quest’ultimo riceve o chiede un compenso in rapporto alla quantità e alla qualità del lavoro impiegato, aspetti quasi sempre determinanti per il raggiungimento dello scopo. Nel “Piano Scuola” tutto questo è assente. Per essere più precisi c’è molta “domanda di quantità e qualità” (le attività legate ai crediti) e poca “offerta” (60€ netti ogni tre anni ). Se riflettiamo sul rapporto sbilanciato pensiamo subito a un profilo lavorativo, dove la quasi gratuità, lo spendersi per la giusta causa oltre il dovuto è la norma.
Nulla di nuovo sotto il sole!!! Tanti miei colleghi, infatti, continuano a svolgere attività extracurricolari, rimettendoci di tasca propria e spendendo energie mentali e nervose. Per cosa? Un elogio, un apprezzamento!!! Di norma, nessun professionista accetterebbe una situazione del genere! Noi si!!! Quindi la responsabilità è anche nostra.
Il governo e l’Amministrazione si sono furbescamente adeguati, compensando il vuoto economico con apprezzamenti da fuochi d’artificio (“Gli insegnanti sono degli eroi”) che nascondono, però un profilo lavorativo scarsamente considerato dal punto di vista economico. Anzi dirò di più: il nostro profilo sta scivolando dal “ lavori poco, ti pago poco” al “lavori tanto, ti pago meno”.
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