Skuola.net, per capire se l’indignazione di molti osservatori relativamente all’ambiente socio-economico quando si tratta di scegliere una scuola dove mandare i propri figli, abbia un fondo di realtà o sia dettata da ipocrito parere, ha effettuato un sondaggio, condotto su un campione di 500 genitori
di ragazzi frequentanti la scuola dell’obbligo, e la sorpresa non è mancata.
Infatti più 1 genitore su 3, nel momento di formalizzare l’iscrizione, sembra aver badato alla composizione demografica disegnata dai singoli istituti.
Il 35% dei genitori intervistati ad ammettere di essersi lasciato in larga parte condizionare dai dati forniti dalla scuola sul reddito delle famiglie degli alunni
frequentanti; percentuale che sale ulteriormente se ci si sofferma sui genitori che dicono di avere una condizione economica molto agiata.
A questi si aggiunge un 22% che si è fatto influenzare solo in parte da questo dettaglio. Solo il 43% del campione, invece, sostiene che nella scelta della scuola la condizione economica delle altre famiglie non abbia influito per niente nella decisione finale sull’istituto giusto.
Ma la selezione della scuola perfetta non è legata solo allo status economico e sociale, perché le stesse percentuali si sono ripetute anche quando alle mamme e ai papà è stato chiesto se la presenza, o meglio l’assenza, di ragazzi stranieri abbia avuto un ruolo nella scelta: ebbene, circa il 30% circa ha risposto in modo affermativo.
Ma la discriminazione, secondo sempre il sondaggio, si estenderebbe anche nei confronti di studenti con disabilità o con semplici difficoltà nell’apprendimento, visto che il 25% degli intervistati, prima di inviare l’iscrizione ha dato un’occhiata alla percentuale di questo tipo di alunni nella futura scuola del figlio.
Da qui, fa rilevare il sito, il 39% dei genitori intervistati avrebbe esaminato il cosiddetto Rav, il rapporto di autovalutazione che ogni istituto
deve compilare e nel quale tutte le scuole hanno il dovere di segnalare la composizione della propria popolazione studentesca. Ecco perché il 31% afferma sia giusto esporre all’interno del Rav moltissime informazioni personali sulle famiglie e sugli alunni frequentanti.
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