I 64 atenei che compongono il consorzio Almalaurea dicono che, dall’analisi delle ultime sei generazioni di laureati, pari a 450mila giovani, i neo laureati disoccupati sono il 26,5% di chi ha terminato la triennale, il 22,9% di quelli con laurea specialistica e il 24,4% di chi ha una laurea magistrale a ciclo unico.
Ma oltre a lavorare meno, considerato che per esempio nel 2008 i disoccupati laureati erano il 15,1% di primo livello e il 16,2% del secondo, si guadagna anche meno, visto che le retribuzioni reali sono calate del 20% circa, passando da oltre 1200 euro a circa 1000.
In base a tele casuistica si comprende pure che solo il 30% dei diplomati si iscriva all’università, facendo allontanare l’Italia dagli obiettivi fissati dall’Ue per il 2020, che aveva indicato al 40% il numero di laureati nella popolazione tra i 30 e i 34 anni.
Ad oggi, infatti, tra i 25 e i 34 anni, il titolo di istruzione di terzo livello è in mano al 21% degli italiani, contro il 59% del Giappone, il 47% del Regno Unito, o il 43% di Francia e Stati Uniti.
L’Italia è ben al di sotto della media Ocse (39%) e di quella dell’Ue a 21 (36%).