“Chiediamo un miliardo per ricerca e università. Se non lo avremo, mi dimetto”: sono parole pesanti quelle pronunciate in settimana da Lorenzo Fioramonti, viceministro all’Istruzione del Governo Conte.
“In verità avremmo bisogno di molto più”
Secondo l’on. Fioramonti, la cifra di un miliardo non è affatto alta: “No – spiega al Fatto Quotidiano -, in verità avremmo bisogno di molto più. È il minimo sindacale che ci permette di ricominciare a lavorare bene”.
Dove trovare i soldi
Il viceministro indica anche come reperire le risorse: “non chiedo di togliere fondi ad altro, alla sanità o alla giustizia. Ho invece proposto una serie di interventi fiscali che recuperano risorse mentre indirizzano i consumi su scelte sostenibili e salutari”.
In particolare, si tratta di “piccole imposte di scopo: sui voli aerei, sulle bevande zuccherate, sulle trivellazioni, sulle scommesse, sui superalcolici e le sigarette. Interventi di carattere simbolico che, però, insieme riducono i consumi dannosi e producono un miliardo di euro”.
Alla scuola non si toglierebbe nulla
Poi Lorenzo Fioramonti spiega che non si toglierebbe nulla all’istruzione e nemmeno agli enti locali: “non voglio togliere un euro alla scuola, agli asili, ai comuni”
Infine, il viceministro spiega che la sua proposta è stata già discussa a livello parlamentare: “È una proposta Fioramonti che è stata discussa con i parlamentari, la Lega, il mio capo politico, il Presidente del Consiglio e il ministro Bussetti”.
Una richiesta coerente
La richiesta non è proprio un fulmine a ciel sereno: Lorenzo Fioramonti è professore ordinario (al momento in aspettativa) di Economia Politica all‘Università di Pretoria, in Sudafrica. Tra le sue numerose pubblicazioni troviamo: “Economia del Benessere: successo in un mondo senza crescita”, “Presi per il PIL” e “Il mondo dopo il PIL: economia, politica e relazioni internazionali nell’era post-crescita”.
Insomma, Fioramonti sta facendo quello che ci si aspettava: risollevare l’Università, dove opera, attraverso anche le sue conoscenze economiche proiettate alla crescita.
Perché Bussetti non fa la stessa cosa?
Qualche lettore ci ha scritto che, parallelamente, anche dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ci sarebbe da aspettarsi una richiesta del genere.
Ora, premesso il fatto che il ruolo di Bussetti non è quello di un sottosegretario e viceministro, ma deve comunque sempre misurare richieste e rivendicazioni verso il Governo di cui è uno dei massimi rappresentanti, è probabile che l’attuale titolare del Miur si stia in realtà già adoperando perché ciò avvenga.
Solo che lo fa con meno enfasi. Certamente, i risultati raggiunti non sono quelli che si aspettava l’utenza scolastica il personale: gli stipendi fermi, il precariato ancora in alta percentuale, la dispersione che non si riesce a ridurre, gli squilibri dell’offerta formativa a livello territoriale, sono solo alcuni dei punti prioritari da affrontare. Per risolvere i quali un miliardo, questo è cero, non basterebbe davvero.