Il declino della popolazione italiana nei prossimi anni è ormai una certezza: lo scrive l’Istituto nazionale di statistica nel suo recentissimo rapporto sulla popolazione.
Lo scenario di previsione ‘mediano’ – sostengono i ricercatori – contempla un calo della popolazione residente anche per i prossimi anni: da 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 milioni nel 2030, con un tasso di variazione medio annuo pari a un calo del 2 per 1000.
Nel medio termine la diminuzione della popolazione risulterebbe però ancora più accentuata: da 58,1 milioni a 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050 (tasso di variazione medio annuo pari al -3,3‰).
Ovviamente stiamo parlando di stime, come è inevitabile che sia nel caso di previsioni demografiche.
Secondo l’ISTAT, comunque, appare “inevitabile che la popolazione diminuirà, pur a fronte di evidenze numeriche profondamente diverse, una dall’altra, che richiamano nell’immagine scenari non solo demografici ma anche sociali ed economici di impatto altrettanto diverso”.
“Il progressivo spopolamento – si legge nel rapporto – investe tutto il territorio, pur con differenze tra Nord, Centro e Mezzogiorno, che fanno sì che tale questione raggiunga una dimensione significativa soprattutto in quest’ultima ripartizione. Secondo lo scenario mediano, nel breve termine si prospetta nel Nord (+0,3‰ annuo fino al 2030) un lieve ma significativo incremento di popolazione, al contrario nel Centro (-1,6‰) e soprattutto nel Mezzogiorno (-5,5‰) il calo di residenti risulta irreversibile.”
Un altro dato importante riguarda la composizione dei nuclei familiari: attualmente la dimensione media di ciascun nucleo è pari a 2,32 unità, ma secondo l’Istat nel 2030 potremmo scendere a 2,12.
Oggi abbiamo 3 adulti in età lavorativa ogni 2 ultrasessantaquatrenni; nel 2050 il rapporto potrebbe essere di 1:1.
Sono numeri drammatici che dovrebbero far riflettere.
Per il momento, però, i sindacati del comparto scuola continuano a dire che bisognerebbe cogliere l’occasione del decremento demografico per aumentare gli organici.