Sono un’insegnante. Sono stata bloccata dalla polizia, non mi è stato possibile entrare alla festa dell’Unità dove è intervenuta la Giannini. Un ministro che teme la voce degli insegnanti?
Forse sarebbe stato più coerente dire: “ci sono domande che non mi mettono in imbarazzo? Che non in contrasto con la nostra politica scolastica?” Perché tutte le volte che agli incontri pubblici si presentano persone in qualità di liberi cittadini (perché non dimentichiamo che gli studenti e gli insegnanti sono dei liberi cittadini) che intendono spiegare le ragioni del proprio dissenso, non fate altro che snobbarle o provare a ridicolizzarle, come ha fatto lei stasera signora Giannini, a Torino, dicendo a quello studente di non mettersi a leggere cose scritte da altri e di parlare esprimendo le proprie opinioni. Non si rende conto che c’è un’unione degli studenti che la contesta e che forse tutti insieme hanno preparato una lettera?
Perché quando si va al cospetto di un ministro (soprattutto una come lei, che fa bloccare le persone scomode dai poliziotti) bisogna arrivare preparati, con poche parole e incisive, mettendo comunque in conto il rischio di essere ridimensionati. Perché è di questo che stiamo parlando: un ministro dell’istruzione che non ama il dissenso, che non accetta il confronto, che minimizza gli interventi di persone che rappresentano, non gruppetti sparuti di dissenzienti, ma gruppi nazionali e tutti coesi contro la vostra politica scolastica. Quindi ci troviamo in un clima di regime? Non siamo più in democrazia già da ora? Si!
Io purtroppo stasera ho potuto verificare questa cosa gravissima in prima persona, sono stata bloccata dalla polizia all’ingresso del parco, non sono riuscita ad entrare alla festa dell’Unità. Signora Giannini una referente della polizia ha parlato con la sua segretaria ricevendo la conferma che io non potevo entrare. Io? Una semplice insegnante! Perché? Mi hanno vista durante gli scioperi? Alle manifestazioni contro “la buona scuola?” Le sembra un motivo valido per bloccarmi? Quando ho insistito mi è stato riferito che lei, dopo il dibattito, mi avrebbe ricevuta insieme ad altri, una piccola delegazione, tra cui referenti Cub, associazioni di docenti, ecc… per un totale di 8 persone al massimo e che avrebbero preso i nostri documenti per identificarci!!! Ho risposto che per me andava bene, che comprendevo la sua preoccupazione e che avrei aspettato senza discutere. Bene io ho atteso quattro ore, ho parlato con alcuni poliziotti che pazientemente “mi hanno tenuto compagnia” , ma che a tutti gli effetti mi tenevano fuori da una festa pubblica e da un luogo pubblico! Questa è la scuola che intende migliorare la società? Una scuola che non dialoga con gli attori principali del suo nucleo centrale? Gli insegnanti.
Trattati alla stregua dei delinquenti, come se noi con il nostro dissenso non rappresentassimo una voce sufficientemente autorevole, trattati come soldatini che devono rispettare le regole in silenzio, altrimenti fuori! Anche dai luoghi pubblici! Quando insegno non mi comporto così, non dico ai miei alunni di obbedire senza dargli una spiegazione, i miei alunni rispettano le regole perché lo reputano giusto! Credono in quello che gli insegno, ne hanno rispetto. Non subiscono i miei insegnamenti li assimilano.
Un giorno vorrei svegliarmi da questo incubo e trovarmi in una società in cui il ministro dell’istruzione si comportasse con lo stesso criterio. Oggi non è così ed è per questo che a volte siamo costretti ad indossare anche i panni dei sovversivi; ci avete anche detto che dobbiamo imparare ad utilizzare le parole, allora pensandoci bene io sono nel giusto, non faccio altro che desiderare che un ministro dell’istruzione si comporti come dovrebbe essere consono al suo mandato, quelli che sovvertono il sistema democratico siete voi!
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