Ieri pomeriggio, 22 maggio, si è svolta al teatro dell’Angelo, nel quartiere romano Prati-Mazzini, la terza tavola rotonda promossa dal Comitato Civico «Quota 96» a tutela degli interessi pensionistici dei lavoratori della scuola (insegnanti e Ata) che hanno maturato il requisito nell’anno scolastico 2011/2012.
Il teatro era gremito di oltre 300 persone mentre altre 400 seguivano l’evento in diretta streaming da tutta Italia. Sono intervenuti parecchi deputati di diversi schieramenti: Luisa Gnecchi, Manuela Ghizzoni e Francesca Puglisi del Pd, Elena Centemero del Pdl, Annalisa Pannarale di Sel, Manuela Serra e Michela Montevechi del M5S. Una nutrita platea di onorevoli che si sono ritrovati d’accordo nel riconoscere l’«errore tecnico» commesso dal governo Monti e pronti a muoversi, già da oggi, per porre fine all’annoso problema.
Il giudice Ferdinando Imposimato ha mandato un comunicato molto lusinghiero al Comitato in cui ha ribadito la sua completa disponibilità sul piano giuridico. Anche Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, ha fatto pervenire un’importante comunicazione che va letta, a nostro modesto avviso, come una pubblica assunzione di responsabilità. La citiamo per intero perché ci sembra non lasci spazio a digressioni di circostanza. «Non appena in Commissione Bilancio arriverà il primo provvedimento in materia pensionistica – scrive il deputato del Pd – sarà mia priorità raccordarmi con il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, per proporre al governo una modifica che colmi, in tempi brevi, la grave lacuna sui cosiddetti ‘Quota 96’. Già nei mesi scorsi ho avuto modo di seguire, in prima persona, l’importante battaglia portata avanti dal comitato civico degli esodati della scuola e mi sento di esprimere, ancora una volta, una forte vicinanza a tutti i lavoratori che si sono dovuti scontrare con quel ‘mostro esodati’ creato dalla recente riforma Fornero. Non è mancato provvedimento che avesse attinenza con il tema delle pensioni nel quale il Partito Democratico non abbia tentato, con emendamenti appositi, di porre rimedio a questo evidente errore. E oggi, anche alla luce del nuovo esecutivo appena insediato, voglio ribadire il mio impegno perché questa vicenda trovi, finalmente, la giusta soluzione».
In uno spazio scenico predisposto con molta creatività dagli organizzatori, corredato di cartelli e striscioni colorati di ogni genere in sintonia con il tema della matinée, si è avviato un proficuo dibattito sotto la guida di nadia Marta, presidente del Comitato. L’onorevole Luisa Gnecchi, intervenuta a sorpresa, ha introdotto il tema della flessibilità in uscita illustrando una proposta di legge di revisione della riforma Fornero che prevede la possibilità di uscire dal lavoro con 41 anni indipendentemente dall’età e dall’aspettativa di vita.
Antonio Pane, segretario del Comitato Q96, ha rivendicato la peculiarità del Comparto Scuola mettendo in risalto le contraddizioni della riforma Fornero che ha negato la discrasia fra anno solare e anno scolastico sulla quale il giudice del lavoro di Siena ha invece richiamato l’attenzione, lo scorso luglio, facendo notare che l’art. 24 del decreto ‘Salva-Italia’ non avrebbe distinto, rispetto alla data del 31/12/2011, con particolare riguardo al settore scolastico, il «dies ad quem della maturazione dei requisiti pensionistici secondo la normativa previgente». Il governo Monti non avrebbe tenuto conto, nello stilare l’ultima riforma delle pensioni, della specificità della scuola sul terreno previdenziale assimilando le leggi speciali che regolano questo settore alle leggi generali di tutti gli altri settori della Pubblica Amministrazione. Ha dimenticato che l’anno scolastico non coincide con l’anno solare e che si colloca a cavallo tra due anni solari. Il problema della continuità didattica impedisce a chi vi lavora di considerare l’anno solare come conclusione di ogni periodo lavorativo (tanto più l’uscita dal servizio). Come potrebbe mai un insegnante abbandonare la classe il 31 dicembre?
Annalisa Pannarale, mostrando viva e calda partecipazione per il dramma di questi lavoratori, ha usato toni duri contro il governo Monti rimarcando che sui diritti imprescindibili di ogni lavoratore non si transige perché ne va della sovranità dentro di sé che è alla base della dignità umana. «In un paese civile e democratico – ha detto l’agguerrita deputata di Sel – l’illegittimità e l’ingiustizia non possono essere normate mai e i diritti, quando sono tali, acquisiti e riconosciuti, devono valere sempre, per ognuno e ognuna, e non solo quando la copertura finanziaria lo consente. È necessario essere in campo da domani per coordinarsi e attivarsi in tutte le sedi preposte, a cominciare dalle Commissioni, affinché un disegno di legge specifico venga calendarizzato subito. È stata predisposta una interrogazione urgente che vuole tenere il faro puntato sull’urgenza della questione». Parole forti e dense di pathos che hanno infiammato la platea dando nuova speranza agli ascoltatori.
Manuela Ghizzoni, paladina da sempre di questo mini-popolo di educatori, ha affrontato con realismo la questione al centro della tavola rotonda. Secondo la deputata democratica ci sono due vie percorribili per sanare l’ormai ben nota vicenda: o una proposta di legge da calendarizzare a breve alla commissione Lavoro, proposta di legge da lei già presentata alla Camera, o un’azione normativa da collegare al primo provvedimento utile in materia pensionistica. Ha tuttavia sollevato il problema della copertura finanziaria, che ammonterebbe a circa 100 milioni di euro, somma che si potrebbe reperire nei risparmi previsti dalla riforma Fornero o in altre entrate in via di studio. Su questo punto – ha rassicurato la Ghizzoni senza troppi giri di parole – ci sarebbe una convergenza con il governo espressa dal viceministro all’Economia Fassina. Al problema della copertura bisognerà comunque pensare per dare adeguate risposte nell’immediato. Del resto i tempi sono mutati rispetto al dispotismo montiano e oggi dovrebbero essere più favorevoli. Anche Francesca Puglisi ha ribadito questa duplice possibilità e ha accennato a un colloquio avuto col ministro Carrozza in tal senso.
La senatrice Manuela Serra, da parte sua, precaria della scuola, ha confermato il proprio appoggio e quello del suo Movimento alla causa dei Quota 96 dicendo di essere pronta a ogni tipo di soluzione utile pur di sanare il loro diritto calpestato. Ha giudicato l’incontro un momento di crescita personale riaffermando, oltre all’incongruenza di una pensione cancellata per errore, che le voci del mondo dell’educazione chiedono concretezza e attuazione non più differibili. Il M5S s’impegnerà sempre per il bene della scuola che costituisce la linfa vitale della nostra società.
Di particolare rilievo è stato l’intervento dell’avvocato Domenico Naso che difende da oltre un anno questi quattromila lavoratori nei tribunali di tutta Italia. La riforma Fornero, secondo lui, non ha affatto abrogato la specificità del Comparto Scuola e quindi una «interpretazione autentica» della norma potrebbe ripristinare questa specificità saltata solo per l’anno scolastico 2011-2012. Ha poi spronato gli esponenti dei partiti presenti alla tavola rotonda perché vengano compiute, a livello politico, tutte le pressioni del caso affinché la Corte Costituzionale calendarizzi rapidamente la discussione in merito al procedimento di legittimità costituzionale sollevato dal giudice del lavoro di Siena. In questi casi, ovviamente, si potrebbe schivare il problema della copertura finanziaria. L’ultimo punto di forza derivante dal suo discorso è che si potrebbe risolvere il problema, se ci fosse davvero la volontà politica, con un’apposita circolare che non andasse a stravolgere la legge Fornero ma la rimodulasse al Comparto Scuola con una clausola di salvaguardia andando a correggere l’errore commesso dal governo Monti.
Alla fine della tavola rotonda numerosi partecipanti hanno ribadito le loro sacrosante ragioni con interventi precisi, mirati, coinvolgenti, a documentare in modo vistosamente dimostrativo che il CCQ96 è più che mai vivo e vegeto, che esige risposte chiare e non è disposto in alcun modo a cedere su nulla. Un coro di voci non rassegnate ha acceso il dibattito già in sé ricco di spunti. Una prova che il mondo dell’educazione, quando vuole, sa organizzarsi per far valere i propri diritti.
L’impressione generale, malgrado i pareri discordanti e gli inevitabili scetticismi, è che l’occasione sia stata propizia e foriera di buoni accadimenti. I parlamentari erano tutti consapevoli, più o meno distintamente, del dramma dei lavoratori della scuola di Quota 96. L’organizzazione è stata inappuntabile. Qualcuno si è lamentato dicendo che non è stata portata a casa nessuna data sicura per la soluzione del problema. Però mai come ieri maggioranza e opposizione hanno manifestato tanta solidarietà e tanta comprensione verso questo spinoso problema. Non bisogna dimenticare che, mandando in pensione questi lavoratori della conoscenza, si libererebbero alcune migliaia di posti di lavoro ai quali potrebbero accedere altrettanti precari. Una scelta in linea con la regola del turn over bruscamente troncata dalle cesoie del governo Monti. Sembra che stavolta si sia inaugurato un nuovo corso nelle sorti politico-giudiziarie del CCQ96.
Giuseppe Grasso
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