“La morale laica è capire ciò che è giusto, distinguere il bene dal male, è avere dei doveri come dei diritti, delle virtù e, soprattutto, dei valori”, un modo cioè per ufficializzare da parte del Governo francese ”il “potere spirituale” esercitato dalla scuola nella società.
“Ci sono valori più importanti degli altri: la conoscenza, la dedizione, la solidarietà, anziché il valore del denaro, della competitività, dell’egoismo” e se questi valori non li diffonde il governo, soggetti diversi penseranno a diffonderne altri e non disinteressatamente, come “i mercanti e gli integralisti di ogni genere”.
Ma prima di formare gli allievi occorre formare il corpo docente, perché la nuova disciplina non è poi così facilmente inquadrabile e potrebbe non sfuggire a sospetti di indottrinamento ideologico o addirittura anti clericale.
“La laicità come fatto giuridico, filosofico e storico non è stata sufficientemente studiata", ha sostenuto il ministro. "Alcuni pensano che la laicità è contro le religioni; altri, al contrario, che sia semplicemente tolleranza; altri che consista unicamente in regole di convivenza”
Per il ministro francese esiste infatti “una laicità interiore”. Ovvero l’arte di interrogarsi, di ragionare, di dubitare, di considerare che "un ragionamento non è un’opinione."
“La morale della Repubblica”, aggiungono i sostenitori del ministro, “deve collocarsi al centro dell’educazione e dell’istruzione. La scuola non può fare tutto, ma deve assumersi le sue responsabilità sulle questioni fondamentali. Negli ultimi anni sono fioriti troppi corsi di educazione civica, tanto complicati quanto inutili. Questa nuovo insegnamento dovrà essere il più concreto possibile. Così si dimostrerà una scelta benfatta per allievi, studenti e genitori”
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