I lettori ci scrivono

Un patto di responsabilità tra stato e cittadini al posto di un fuorviante green pass

Inutile insistere, nessuno convincerà l’altro per i diversi errori di comunicazione compiuti per una campagna vaccinale ‘militarmente’ costruita, e non era il caso, promossa come “soluzione a tutti i problemi” che non potrà avvenire perché il vulnus è l’autorizzazione, sta nelle modalità attraverso le quali è stata realizzata l’autorizzazione in commercio di questi vaccini.

Tutte le sperimentazioni di cui si è parlato per mesi sono state sperimentazioni condotte secondo un procedimento speciale che ha portato in Europa ad una “autorizzazione condizionata” e negli Usa ad una “autorizzazione d’emergenza”. Questi nuovi vaccini non sono come i comuni vaccini che conosciamo, questo è un fatto che fatica a far breccia tra i convinti sostenitori del ‘vaccino a tutti i costi’.

E ciò aumenta il rischio per una scelta che si mostra solo ‘politica’ non scientifica. Una soluzione:  riportarci a una corretta responsabilità tra cittadino e Stato che nessuno potrebbe mettere in discussione perché saremmo collocati tutti nella stessa parte: 1. rendere obbligatorio il vaccino per legge benché rischioso perché non siamo in possesso di dati assolutamente incontrovertibili per la sicurezza sanitaria; 2. far scegliere al cittadino (non al suddito) quale vaccino intende inocularsi; 3. lo Stato si assume LA RESPONSABILITÀ (dunque il risarcimento) per ogni eventuale situazione in cui un cittadino incorre per problematiche sanitarie, come viene esplicitamente comandato nella celebrata autorizzazione europea di aprile 2021 che molti sbandierano ma pochi hanno letto fino in fondo che permette, sì, ai singoli stati di legiferare sull’obbligo vaccinale in situazioni di emergenza a salvaguardia della collettività, ma assumendosene la responsabilità oggettiva. Sarebbe certo una scelta rischiosa, ma avrebbe il vantaggio della chiarezza e non della pelosita’ un po’ bizantina nella forma attuale del Green pass.

A questo punto forse molte (non tutte: un no vax vero non lo convinci fino in fondo) di queste situazioni critiche sarebbero superate. Annota la Convenzione europea che non ogni ingerenza è proibita, il secondo paragrafo dell’art. 8 della Convenzione consente di ritenere legittime certe interferenze purché rispettino rigorosamente determinati criteri. Recita il secondo paragrafo dell’art. 8 CEDU: “Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto” (al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza) “a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o  della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui”.

I requisiti che legittimano l’ingerenza nella vita privata sono elencati. Nella motivazione, la Corte EDU esamina se e quando la vaccinazione obbligatoria sia conforme ai parametri previsti dal secondo paragrafo dell’art. 8 della Convenzione. La limitazione alla libertà di autodeterminazione e l’ingerenza nella vita privata del singolo causata da una norma che impone l’obbligo di vaccinazione è consentita quando esistano le seguenti condizioni: a/ la previsione di legge; b/ gli obiettivi di protezione della salute e dei diritti e libertà altrui; c/ la necessità di tale opzione in una società democratica.

Ma questo lo Stato non lo fa e opta al contrario per questa ‘scelta non scelta’ del green pass concepito ‘liberisticamente’, mentre potrebbe farlo con alcuni accorgimenti di legge. Il sindacato giurisdizionale della Corte, infatti, per verificare se la legislazione nazionale che obbliga alla vaccinazione risponda al principio di “necessità in una società democratica” conduce un rigoroso esame e per la Corte EDU un’ingerenza si considera “necessaria in una società democratica” per il raggiungimento di uno scopo legittimo quando: A. risponde a un “urgente bisogno sociale”; B. se le ragioni addotte dalle autorità nazionali per giustificarla sono “pertinenti e sufficienti”; C. se le misure sono proporzionate allo scopo legittimo perseguito.

Anziché applicare la comoda idea liberista in cui tutto è scaricato sull’individuo, lo Stato riprenda le proprie funzioni instaurando un consapevole ‘patto sociale’ visto che la Corte ribadisce che un’ingerenza alla vita privata deve trovare fondamento in una legge dell’ordinamento interno. Vuoi l’obbligo, legifera allora. Legge che deve essere accessibile e formulata con sufficiente precisione per consentire, a coloro ai quali si applica, di regolare la propria condotta e, se necessario con un consiglio appropriato, di prevedere le conseguenze che una determinata azione possa comportare  Ora, i signori che parlano in quanto esperti, giustamente in quanto esperti, vorrebbero spiegarne il motivo anziché insistere con la solita litania un po’ stucchevole da poliziotti di quartiere?

Ferdinando Sabatino

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