Fra Stato e Regioni serve un buon dialogo, occorrono regole di raccordo, è necessario un migliore coordinamento.
Le 17 pagine, di cui si compone il documento, sono aperte da doppio un invito al governo: in primo luogo “realizzare un modello di governance condiviso quale presupposto imprescindibile per rendere efficiente ed efficace l’azione di governo e coordinare al meglio gli interventi”.
In secondo luogo puntare su un sistema di LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni) in modo analogo a quanto fatto per la sanità, in modo da “poter definire con criteri oggettivi il fabbisogno formativo sulla base di uno standard condiviso e realizzare un sistema efficiente, razionale e sostenibile di riparto delle risorse nazionali e un efficace sistema di controllo e valutazione dei dati”.
Sottolineata l’importanza di una chiara definizione delle competenze in materia di istruzione, le Regioni auspicano, in attesa della definitiva riforma del Titolo V della Costituzione, un “modello di governance multilivello”.
Quattro gli elementi proposti per un nuovo “patto educativo”: individuare le regole di sistema, definire in modo congiunto obiettivi misurabili e target di convergenza, individuare le modalità di raccordo interistituzionale, definire gli strumenti per verificare l’effettivo conseguimento degli obiettivi.
Le Regioni entrano poi nel merito del rapporto fra scuola e mondo del lavoro. Citati i dati (“allarmanti”) del rapporto OCSE 2014 (la percentuale dei giovani neet è aumentata di oltre 5 punti percentuali, nel 2012 solo l’86% dei diciassettenni italiani risulta ancora iscritto nel sistema scolastico, i giovani italiani hanno livelli di istruzione inferiori ai loro coetanei nella maggior parte degli altri paesi), gli assessori regionali sottopongono al governo sette aspetti: orientamento scolastico e formativo, raccordo scuola/lavoro, istruzione e formazione professionale, formazione tecnica superiore, apprendistato, poli tecnico professionali, transazione scuola/lavoro e garanzia giovani.
Tre le appendici che completano la presa di posizione degli assessori regionali: un focus su alcune esperienze regionali contro la dispersione scolastica (due le buone pratiche toscane: il lavoro sui Poli tecnico professionali e i Laboratori del sapere scientifico) e due documenti con proposte operative di innovazione sul dimensionamento dell’organico docenti e sul riparto dei dirigenti scolastici.
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