La proposta parte da Telefono Rosa, in occasione della Giornata contro la violenza alle donne, ed è rivolta al governo, sollecitando quindi azioni a partire dalla scuola materna.
Su questi temi, la scuola è “assente – denuncia la presidente Gabriella Moscatelli – c’é uno spazio vuoto. Esistono solo esperienze locali nate per sensibilità di amministratori e professori. Ma manca un investimento educativo complessivo. La violenza alle donne che è una grande emergenza sociale, non certo un fatto individuale”. E contro gli abusi e il femminicidio “non basta l’ergastolo, come si sta ipotizzando con alcune proposte di legge, serve la prevenzione con azioni che vedano accanto donne e uomini”.
“Se da piccoli – osserva Moscatelli – si vive fra liti e violenze assimileranno un modello sbagliato. E’ un circolo vizioso, la scuola non può chiamarsi fuori”. “Da un’anticipazione dei nostri dati del 2012 – aggiunge – abbiamo visto che sono in aumento i figli che assistono alle violenze ai danni delle madri; si è passati dal 75% del 2011 all’81% di quest’anno. Questi sono bambini ed adolescenti terribilmente segnati”.
“L’ esperienza ci dice che la donna tende a scegliere un partner con il carattere dell’uomo che viveva con la madre”. Nella casa di Telefono Rosa che accoglie donne abusate spesso ci sono i figli. “In tanti anni ne abbiamo visti centinaia di bambini e adolescenti – dice la presidente – sono per lo più silenziosi, incapaci di parlano di ciò che avveniva a casa, non riescono a chiedere aiuto. Questo filo che va spezzato”. “Ciò che chiediamo – dice ancora Moscatelli – è la programmazione di azioni educative per aiutare i ragazzi. E’ necessario che lo stato prenda in mano la situazione, inserisca nella scuola programmi specifici, direi una materia sull’ ‘educazione al rispetto’.
Nelle scuole dove andiamo troviamo insegnanti molto sensibilizzati, così come c’é un aumento di attenzione da parte delle forze dell’ordine. Ma serve un piano generale. Questo permetterà anche di combattere altri fenomeni violenti come il bullismo, il razzismo e l’omofobia”.
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