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Un piano straordinario per l’edilizia scolastica

Nel corso di un incontro svoltosi al Ministero nella giornata del 23 gennaio, il Ministro Profumo ha illustrato a Regioni, Province e Comuni una proposta di decreto che prevede la costituzione di un fondo unico per l’edilizia scolastica, da attivarsi anche attraverso sistemi di partenariato pubblico-privato.
Il presidente dell’Unione delle province Antonio Saitta ha dichiarato: ”Creare fondi immobiliari per intervenire sull’edilizia scolastica può essere uno strumento utile di programmazione a lunga scadenza”.
“Ma 
– ha aggiunto Saitta – il Paese vive oggi una gravissima emergenza sicurezza che deve essere affrontata subito. Non abbiamo 7 anni di tempo per garantire agli studenti scuole sicure”.
L’idea del Ministro, inoltre, è ancora poco precisa: per esempio non si conosce la reale dotazione economica del fondo; senza considerare che – come è stato osservato da assessori e sindaci presenti all’incontro – per attrarre capitali privati Comuni e Province dovrebbero disporre di un patrimonio immobiliare di grande valore.
“Ma poi – ha chiesto nel corso dell’incontro il presidente Saitta – è davvero opportuno per il Paese avviare una privatizzazione della gestione delle scuole pubbliche? Un soggetto privato dovrebbe, chiaramente, cercare profitto da una operazione finanziaria di questo tipo, e questo potrebbe spingere anche a non tenere conto delle esigenze del territorio in termini di localizzazione delle scuole stesse”.
L’Upi ha fatto osservare al Ministro che vi sono oggi 2 miliardi di euro bloccati dal patto di stabilità e, a causa dei tagli ai bilanci e dei vincoli imposti dal patto, la capacità di investire nelle scuole negli ultimi 5 anni è crollata di oltre il 60%.
Saitta ha lanciato anzi un vero e proprio allarme: “Abbiamo fatture bloccate per lavori già fatti per investimenti di manutenzione e messa in sicurezza delle scuole pari a circa 350 milioni di euro. Chiederemo con forza al nuovo Governo e al nuovo Parlamento di permetterci di sbloccare queste risorse”.

Reginaldo Palermo

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