Sono moltissimi i docenti precari da anni che ogni anno scolastico sono costretti a fare enormi sacrifici per poter andare avanti. Uno di questi è stato raggiunto da La Repubblica. Si tratta di un precario di 45 anni che insegna italiano e storia da dieci.
“Sono un precario storico decennale. Ho superato quasi tre concorsi, ma non ho una cattedra e quest’anno non mi hanno ancora convocato per le supplenze”, ha raccontato. Ecco il suo punteggio ottenuto nello scorso concorso: “Per le medie 88 allo scritto e 94 all’orale: più di 202, considerando i titoli. Ma sono stato superato da riservisti con voto più basso. Al concorso per le superiori devo ancora sostenere l’orale, ma con dieci anni di servizio il punteggio dovrebbe essere più alto”.
Il docente non vuole sostenere il concorso Pnrr 2: “Ho la repulsione solo a sentirne parlare. Non ha senso ripetere una prova fatta cinque mesi fa, ci ritroveremmo a studiare di nuovo degli argomenti su cui siamo già stati esaminati. Questi concorsi non hanno lo scopo di stabilizzare i precari, altrimenti le graduatorie sarebbero ad esaurimento. Mi sentirei umiliato per la quarta volta”.
“Anche due anni fa la mia prova e quella di tutti gli altri idonei al concorso straordinario 2020 era stata cestinata. Dal 2012, quando ho iniziato a insegnare, non ci sono stati concorsi per otto anni, poi la ministra Azzolina ha dato il via a queste modalità scellerate di reclutamento. Da allora mi ritrovo senza una cattedra, quest’anno per giunta senza una supplenza”, ha aggiunto.
Ecco perché l’uomo si è ritrovato senza cattedra: “Forte di un punteggio molto alto, ho indicato tra le preferenze solo cinque tra le scuole in cui insegno abitualmente. Peccato che anche nelle Gps, le graduatorie provinciali di supplenza, sia stata data priorità ai riservisti. Così, pur essendo quinto in graduatoria, sono stato superato da una docente all’ottocentesimo posto che aveva indicato le mie stesse preferenze. La beffa è che lei era anche vincitrice di concorso ed è stata, quindi, assegnata da un’altra parte, ma come molti altri immessi in ruolo non si era depennata dalle Gps. Il mio nominativo è stato cestinato, perché l’algoritmo non torna indietro, continua a scorrere la lista. I vincitori di concorso erano stati esortati a cancellarsi dalle Gps, ma se ne sono infischiati. Quindi adesso dovrò attendere le graduatorie di istituto”.
Si tratta di una situazione alquanto triste: “Ogni anno mi tocca salutare i miei studenti senza riuscire a dare loro una spiegazione. Una volta alcuni di loro mi hanno chiesto se potevano lanciare una raccolta firme per farmi restare. Questo continuo ricambio di insegnanti è deleterio per la continuità didattica: mi è capitato di dover lasciare delle classi al quarto anno, con ripercussioni sull’esame di maturità. La frustrazione è tanta e fiacca anche l’entusiasmo”.
E la passione? “Senza quella avrei già mollato. Per me è un amore totalizzante, non un lavoro. Ma a un certo punto ti rendi conto che la gavetta non ti porta da nessuna parte. Dopo tanti anni uno si aspetterebbe una svolta, invece mi ritrovo ancora a dover seguire dei corsi abilitanti da duemila euro e pagare le trasferte per i concorsi, che per un precario sono un salasso. È una vita fatta di privazioni continue e del terrore di non riuscire a sostenere importanti progetti di vita”.
“A 45 anni mi ritrovo a chiedere ai miei genitori di sostenermi e farmi da garanti per aprire un mutuo per la casa e per le spese del matrimonio con la mia compagna. Non possiamo rimanere dei precari in eterno”, ha concluso.
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