Gentilissimo Ministro Giannini,
sono un insegnante precario, classe di concorso A036.
Sono a conoscenzache al momento, l’unico canale che consente il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento, previo verifica delle “conoscenze ed abilità”, se così in questo contesto possono definirsi, è il TFA
A tal proposito, comprendo l’importanza a livello docimologico di un test con item a risposta multipla, ma sicuramente sono scettico sul fatto che una prova di questo genere possa realmente appurare la preparazione in toto del singolo insegnante…
Ho letto con attenzione la presentazione delle linee guida contenute nel testo “La Buona Scuola” e sicuramente le reputo proficue per i colleghi inseriti nelle GaE…
Sono piuttosto annichilito per la proposta di abolire la terza fascia d’istituto, mantenendo solo la seconda, riservata a tutti (e solo) gli abilitati.
In merito al nuovo sistema di formazione docenti, sono pienamente d’accordo nel programmare ed attuare corsi di Pedagogia e Didattica all’interno dei curricula universitari. (Competenze ed abilità che molti laureati in materie umanistiche hanno già acquisito)
Allego alla presente una parte del testo sceverata dal dossier la Buona Scuola:
Per chi scoprirà di avere una “vocazione tardiva”, magari dopo anni dalla laurea, servirà sostenere gli esami caratterizzanti del biennio specialistico – dopo aver però superato le prove per il numero chiuso, che determinerà il contingente e creerà quindi un canale di abilitazione legato al fabbisogno reale, evitando così di tornare a creare in futuro nuove folle di precari.
Vocazione tardiva?
Intanto desidero sottolineare che non ho alcuna vocazione tardiva… Il mio desiderio è abilitarmi e poter esercitare la mia professione…
Perché una persona già laureata, in servizio presso scuole statali da anni, dovrebbe superare le prove a numero chiuso (spesso con strafalcioni, come dimostrano le prove del TFA) per l’accesso al biennio specialistico?
Un precario senza vocazione tardiva!
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