Non si placa la polemica sugli stipendi dei presidi italiani mediamente più che doppi rispetto quelli degli insegnanti. Il dato, che tra l’altro non è nuovo, è stato rimarcato nel report annuale ‘Education at a Glance 2022 – Uno sguardo sull’istruzione’ che ha raffrontato i livelli d’istruzione in 38 paesi mondiali: ebbene, nei Paesi Ocse tra il 2015 e il 2021 la media delle buste paga degli insegnati delle scuole medie con 15 anni di anzianità è aumentata del 6% in termini reali, mentre nello stesso periodo l’incremento stipendiale dei docenti italiani è stato pari ad appena l’1%.
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A caldo, Rino Di Meglio, leader della Gilda degli insegnanti, disse che “con stipendi dei docenti così bassi, e il conseguente scarso riconoscimento sociale di cui ormai gode la categoria, è inevitabile che la professione insegnante, un tempo ambita e rispettata, sia sempre meno attrattiva. Una condizione resa ancora più intollerabile dalle retribuzioni dei dirigenti scolastici che, rispetto a quelle di un lavoratore full time laureato (quindi anche dei docenti ndr), sono più alte del 73 per cento”.
In quell’occasione, avevamo commentato che nel nostro Paese, considerando la mole di lavoro svolta a scuola, “la vera ingiustizia non riguarda però il compenso dei presidi, che dovrebbero probabilmente percepire stipendi ancora maggiori, ma l’assegnazione di buste paga a docenti e Ata clamorosamente basse, ai quali mancano almeno 300-400 euro netti al mese”: una cifra che il rinnovo del contratto (portando meno di 90 euro netti medi a dipendente) non raggiungerà di certo.
Nei giorni successivi, invece di ridursi il confronto tra le due categorie – presidi e docenti – è diventato ancora più aspro.
Anche perché a seguito di un’analisi più approfondita dei dati Ocse è stato fatto notare che il nostri dirigenti scolastici percepiscono stipendi in linea, se non più alti, rispetto a quelli degli omologhi europei.
Un dato che più di qualcuno ha accostato alla “non carriera” dei docenti italiani, che anche dopo 35 anni di anzianità di servizio non riescono ad andare oltre il 50% in più rispetto allo stipendio iniziale (già magro). Con il massimo compenso di un docente che figura lontanissimo anche da quello medio dei presidi.
Secondo il numero uno dell’Anp, Antonello Giannelli, tuttavia, il confronto è ingiusto e fuorviante: “Confrontare lo stipendio dei docenti con quello dei dirigenti scolastici è un’operazione di grande scorrettezza intellettuale. Nel mondo sanitario, nessuno si sognerebbe di confrontare gli stipendi dei primari con quelli dei medici ordinari o dei dottori infermieri”.
L’accostamento tra gli stipendi dei dirigenti scolastici è stato criticato anche dai responsabili dei dirigenti scolastici dei primi quattro sindacati del comparto scuola (Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals), che con un secco comunicato unitario hanno evidenziato come “il confronto presentato nell’articolo sia metodologicamente sbagliato e fuorviante, perché si tratta di ruoli e profili che non è possibile confrontare, che attengono a professioni profondamente diverse, anche se svolte nell’ambito delle istituzioni scolastiche”.
L’unica voce fuori dal coro è stata, anche stavolta, quella del leader della Gilda Rino Di Meglio. “Qualche giornale – ha detto – ha osato pubblicare ciò che tutti sanno, ma che è vietato dire: in Italia vi sono i presidi più pagati d’Europa e nello stesso tempo gli insegnanti con le retribuzioni più basse. Appena uscita la notizia, apriti cielo!”.
Il coordinatore del sindacato autonomo ha aggiunto che ha sentito “qualche dirigente scolastico gridare contro la diffusione di notizie false: “io prendo solo 2.980 euro al mese!”. Il Tapino dice la verità, si è solo dimenticato di verificare che i docenti prendono mediamente meno della metà”, puntualizza Di Meglio.
Poi, ancora Di Meglio, riferendosi all’Anp, punta il dito sul “comunicato di un sindacato dei presidi” nel quale si ribadisce “che svolgono un lavoro complesso e carico di responsabilità, e questo nessuno lo mette in dubbio, ma neppure quello dei docenti è semplice e privo di responsabilità”. E diverse anche di carattere penale.
Quindi, Di Meglio sostiene che quello stesso sindacato ritiene che “tutto il comparto è trattato male e quindi anche i presidi sono pagati meno degli altri dirigenti pubblici. E qui constatiamo una cosa non vera: non siamo nello stesso comparto, i contratti sono diversi, i presidi stanno nell’area della “dirigenza scolastica”.
Quindi, il coordinatore della Gilda ammette che “i dirigenti pubblici sono retribuiti mediamente più di quelli scolastici, ma parliamo degli alti dirigenti dei ministeri”.
Infine, Di Meglio torna sulla frase pronunciata dal presidente Anp, Antonello Giannelli (“non possiamo essere paragonati agli insegnanti, sarebbe come paragonare gli infermieri ed i primari”), che a suo dire sarebbe “un po’ offensiva”, perché “il primario è un medico che guida altri medici e non c’entra con gli infermieri. È proprio vero il contrario, siccome il preside è un ex insegnante, questi ultimi andrebbero trattati come i medici in rapporto al primario. Non come gli operai di una fabbrica in rapporto all’imprenditore”, puntualizza ancora Di Meglio.
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