Come insegnano i docenti più giovani oggigiorno? Quali differenze con i colleghi più grandi? A rispondere a queste domande un giovanissimo professore di lettere nella scuola secondaria, 23 anni, piemontese. Quest’ultimo, che fa divulgazione sulle materie umanistiche anche sui social, è stato intervistato dal giornale locale TargatoCn, come riporta Skuola.net.
Il giovane, già nel 2018, ha aperto un sito web in cui pubblicava articoli gratuiti per aiutare gli alunni nello studio delle materie umanistiche. Ecco le sue parole: “Rendere l’insegnamento attivo è una mia priorità. Insegnare con passione significa cercare sempre nuovi metodi per rendere la lezione coinvolgente e stimolante”.
Ecco quali metodologie usa: “La classica lezione frontale non può sicuramente essere tralasciata, ma considerando che, oggigiorno, i tempi di attenzione degli allievi sono in calo, ritengo opportuno ricorrere a metodologie come il cooperative learning, il brainstorming e la flipped classroom. Ad esempio, dopo aver spiegato un argomento di letteratura o poesia, suddivido la classe in piccoli gruppi e assegno agli allievi il compito di individuare alcune figure retoriche. Gli alunni hanno a disposizione qualche minuto e il primo gruppo che riesce a trovarne di più vince una caramella. Successivamente riprendo la lezione frontale per consolidare l’argomento”.
“Questo approccio, semplice ma dinamico, risulta essere molto apprezzato. Questo è solo un esempio, utilizzo diverse tecniche. Tali metodologie favoriscono la partecipazione attiva degli studenti, la collaborazione tra pari e lo sviluppo di competenze fondamentali come la socializzazione e il pensiero critico”.
Il suo approccio è particolare anche per quanto riguarda la valutazione: “Anche nel momento della valutazione cerco di introdurre elementi che rendano l’esperienza più stimolante. Sono molto apprezzate le strategie didattiche per consegnare le verifiche corrette come, ad esempio, ‘aspettativa e realtà’ oppure ‘gratta e scopri il voto’. Per quest’ultima ho acquistato degli adesivi che incollo sopra la valutazione; gli alunni, in classe, devono grattare lo sticker per scoprire il voto. Questo trasforma il momento della valutazione, che non deve essere causa di ansia, in un’esperienza che i ragazzi attendono con entusiasmo”.
“Ritengo fondamentale, per quanto possibile, riconsegnare le verifiche e i temi corretti il giorno successivo alla prova; ciò permette agli alunni di essere subito informati circa i risultati raggiunti e di valutare il loro grado di comprensione degli obiettivi previsti. Nel caso in cui la maggior parte degli studenti non ottenga la sufficienza, fortunatamente non mi è mai successo, è inutile proseguire con il nuovo argomento; è invece necessario rivedere il precedente, cambiando anche il metodo di spiegazione. Solo quando i concetti sono stati completamente consolidati è possibile procedere con il programma. Credo che questo approccio sia questione di rispetto reciproco: io pretendo che gli alunni arrivino preparati a scuola ed è giusto che loro pretendano la correzione delle verifiche nel minor tempo possibile. Tengo a rimarcare che il voto è solo un numero che valuta il contenuto di uno specifico compito e non indica il valore di una persona. Come ripeto sempre ai miei studenti: se una verifica va male non è un problema. A tutto c’è un rimedio”, ha spiegato.
Ecco cosa ha detto in merito al suo sito internet: “L’idea è nata anche dal fatto che la maggior parte dei giovani preferisce studiare tramite Internet, attraverso un computer o uno smartphone, piuttosto che sui libri scolastici. Probabilmente per una questione di comodità, poiché i contenuti sono accessibili in qualsiasi momento, ma anche perché, nella maggior parte delle volte, gli articoli sono più chiari, strutturati e meno dispersivi. Il formato video risulta più attraente per i ragazzi rispetto alla lettura di un articolo e facilita la comprensione di argomenti complessi”.
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