In questi giorni di inizio scuola in tutte le regioni italiane il professore Paolo Quaglia, che quest’anno va in pensione dopo 42 anni, ha illustrato a La Repubblica, dall’alto della sua esperienza, il suo modo di vedere la scuola, i docenti, gli alunni, la didattica.
Secondo il professore ecco cosa contraddistingue un buon docente: “La volontà e la capacità di sapersi mettere in discussione. Sarebbe opportuno, per esempio, che l’insegnante si lasciasse valutare dai suoi studenti con un questionario per poter aggiustare il tiro strada facendo. La concezione per cui il professore detiene il potere e gli studenti devono tacere, ubbidire e studiare deve essere superata, anche perché se non c’è confronto la trasmissione del sapere diventa inefficace. Lo studente deve comprendere che c’è una gerarchia, ma l’obbedienza deve essere critica, non passiva”.
L’importante, per lui, sono le relazioni da tessere tra le mura scolastiche: “Ho sempre dedicato i 15 minuti prima dell’inizio delle lezioni al ricevimento di genitori e ragazzi per parlare non solo di didattica, ma di qualsiasi cosa. La relazione con gli allievi non può prescindere dall’aspetto umano e dall’attenzione alle piccole o grandi difficoltà che affrontano”.
Ecco qualche battuta sull’attualità: “Trovo assurda la volontà di uniformare sempre più criteri di valutazione e programmi, l’idea di insegnanti fatti con lo stampino. L’autonomia del docente è importante, così come l’essere chiari con i propri allievi sul lavoro da fare e su come svolgerlo. Il nostro è un lavoro di grande responsabilità, che richiede fatica e impegno. Un mestiere in cui se lavori molto bene non hai gratificazioni materiali, e questo è sbagliato, ma ti consolano le gratificazioni umane”, ha concluso.
Nel mondo della scuola, ben 7 docenti su 10 si dicono contrari alla valutazione del loro operato, percentuale che si ribalta nel caso della valutazione dell’operato dei dirigenti scolastici, rispetto alla quale sono il 64% i sì alla valutazione.
Le indicazioni giungono da un sondaggio nazionale svolto dalla rivista La Tecnica della Scuola, al quale hanno partecipato oltre mille lettori: di questi, nell’80% dei casi sono stati insegnanti, nel 9% genitori. Poco più del 4% sono le risposte dei dirigenti. Gli studenti, che partecipano in quantità irrisoria al sondaggio, non sembrano quindi particolarmente interessati all’argomento.
Per andare un po’ a fondo nei dati, i docenti che hanno risposto alle nostre domande si dicono in 196 favorevoli alla valutazione della propria categoria, in 598 contrari. Ma quando passano a rispondere sui dirigenti scolastici, sono in 507 a dire di sì alla valutazione dei propri capi d’istituto, contro 277 contrari. Va notato anche che, tendenzialmente, chi accetta di farsi valutare è favorevole anche all’idea della valutazione del Ds; mentre tra chi dice di no alla valutazione della propria categoria, poi non ha difficoltà a pretendere che ad essere valutati siano gli altri. Insomma, i favorevoli sono favorevoli per tutti. I contrari spesso sono contrari solo per sé.
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