Nonostante i soldi stanziati per l’edilizia scolastica, il rinvio del contratto e il blocco indigesto degli scatti di anzianità voluto dal Governo Letta in continuità coi precedenti (Berlusconi e Monti) sta provocando reazioni durissime.
Oltre agli studenti, che hanno già fissato la data della protesta all’11 ottobre, una settimana dopo, il 18 ottobre, scenderanno in piazza con uno sciopero generale Cobas, Cub, Usb per tutte le categorie, ma con un’attenzione particolare al pubblico impiego, con le richieste di rinnovo dei contratti e aumento dei salari.
Ma anche gli altri sindacati hanno già annunciato che non staranno con le mani in mano a causa proprio della proroga al 31 dicembre 2014 del blocco della contrattazione e degli automatismi degli stipendi, mentre si attende la soluzione di alcune emergenze da dirimere col Consiglio dei Ministri previsto per il 23 agosto.
In modo particolare le attese riguardano: il piano di assunzioni dei precari, l’organico di sostegno, il problema degli inidonei, l’affaire ‘quota 96’. Ma c’è anche la spinosa questione dei dirigenti scolastici che, nonostante il concorso, non si possono nominare.
Su tutte le questioni però, i sindacati puntano tutta la loro attenzione sulle immissioni in ruolo che per la ministra Maria Chiara Carrozza dovrebbero essere 15mila, di cui 4.000 Ata e 11 mila docenti, suddivisi in: 5.500 dai vincitori di concorso e 5.500 dalle graduatorie.
Ma se è così, ha fatto notare la Flc-Cgil, degli 11.500 vincitori del concorso a cattedra non tutti saranno presi e quindi “significa che gli altri resteranno senza posto ancora per anni, perchè devono scontare i tagli fatti dall’ex ministro Gelmini e gli effetti della riforma Fornero. Ed invece servirebbe una nuova definizione degli organici: quella attuale non garantisce una scuola di qualità. In molte zone, soprattutto al Sud, la situazione è drammatica, per effetto delle operazioni di dimensionamento e delle riduzioni del personale amministrativo”.
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