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Un test chiamato Cla+

Più comunemente, precisa Linkiesta.it, viene anche chiamato “Sat (scholastic assessment test, vale a dire test di valutazione scolastica, ndr) post college”, perché è una prova di uscita e non di entrata, come siamo abituati, dalle università ma non solo.
Cla+, a differenza del suo predecessore, non va a misurare le competenze di merito acquisite, ma a valutare le abilità di ragionamento, il problem solving, capacità critica nell’affrontare i problemi di ogni laureato, come l’esame delle statistiche e i documenti connessi al problema da risolvere.
Alla fine Cla+ offre un risultato che, certificato, potrà essere messo sui curriculum di ognuno e presentato al futuro datore di lavoro in fase di selezione.
Il Wall Street Journal, specifica sempre Linkiesta.it, gli sta dando molto credito e in molti università, dalle più blasonate a quelle meno importanti, si va diffondendo rapidamente.
Un test veloce (meno di due ore per completarlo), economico (costa meno di 50 dollari) e che può in qualche misura dare un colpo definitivo a quel vecchio filone formativo basato solo sulla tecnica e sull’accademia in senso stretto: un test che “stressa il bisogno dello studenti di dimostrare quali abilità di cui dispone, e non appena la conoscenza, per affermarsi”.
Per ora Cla+ non è obbligatorio nelle università dove pure è stato adottato e dove si comincerà a somministrarlo in maniera significativa con la prossima primavera, nella prospettiva di dare, ai neolaureati, uno strumento in più per comprendersi e per capire quanto le competenze traversali siano cruciali, e ai datori di lavoro un elemento in più per scegliere la persona
Sicuramente il Cla+ sbarcherà anche in Italia e sicuramente, quando ciò avverrà, ne sentiremo e nel leggeremo di tutti i colori a favore e contro: aspettiamo.

Pasquale Almirante

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Pasquale Almirante

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