Che Mussolini abbia preferito allearsi con Hitler “per timore che la potenza tedesca vincesse è un’assoluta stupidaggine: se davvero l’Italia avesse temuto una vittoria della Germania avrebbe evitato di andare a dar manforte a Hitler. E’ una strana teoria quella di dire ‘per contrastare la mafia divento mafioso’. L’obiettivo di Mussolini era di stare insieme alla Germania in un progetto aggressivo e di dominio sull’Europa.”
Riguardo alle leggi razziali, che Berlusconi presenta come “un’imposizione della Germania”, Sbbatucci sottolinea: “Primo, le leggi razziali furono dell’autunno 1938, l’alleanza è della primavera del ’39. Vengono prima le leggi razziali e poi l’alleanza. Secondo, il primo storico delle leggi razziali italiane (argomento per tanto tempo trascurato), è stato Renzo De Felice, il quale ha detto molto chiaramente e in più occasioni che non ci fu nessuna – e dico nessuna – pressione dei tedeschi per imporre le leggi razziali. Non ci fu nessuna richiesta, nessun ultimatum, niente.
Lo fece perché pensava che gli italiani avessero bisogno di sviluppare un orgoglio di razza. Voleva che gli italiani diventassero un popolo guerriero e anche più cattivo, mentre sulle buone opere di Mussolini, citate da Berlusconi, lo storico dice: “Anche Stalin e Hitler hanno fatto bene delle cose. Detto questo, Mussolini fu fin dall’inizio un dittatore: prima di qualsiasi altra cosa, abolì la democrazia, le libere elezioni, i partiti e la libertà di opinione e di stampa. Tanto basta per condannarlo.”
Ma il punto centrale è però un altro ed è quello che più di tutto ci interessa: Cosa c’è dietro una visione così deformata della storia?
Per Sabbatucci “Queste opinioni di Berlusconi non sono altro che l’ennesima riproposizione di un vecchio cliché che fa parte di una cultura politica che non è né fascista né antifascista, ma afascista. E’ una cultura condivisa da tanta maggioranza silenziosa italiana, che è la stessa dei rotocalchi moderati tipo Oggi negli anni Cinquanta. Una cultura che tende non a rimpiangere il fascismo, però tende a dare dell’esperienza fascista una versione edulcorata e sostanzialmente falsa. Dietro a tutto questo c’è l’ignoranza, una scarsa conoscenza e una deformazione dei fatti.” E questa deformazione della storia, per chi la storia la studia e l’insegna ha “un effetto di frustrazione. Si scrive, si studia per tutta la vita… e poi? Ho citato De Felice, un uomo che è stato anche molto attaccato dalla cultura di sinistra italiana. Ha scritto migliaia e migliaia di pagine invano, evidentemente. Questa è la sensazione che prova uno come me: di scoramento. Purtroppo, sono cliché, luoghi comuni diffusi e che ritornano sempre. Si perde di vista il quadro complessivo, che è quello di una dittatura che aveva una tensione totalitaria. E questo è gravissimo. Una bestialità, una sciocchezza.”
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