Una “cella in mostra”: come si vive oggi in carcere
Dal 3 al 5 settembre, presso il parcheggio di Via Lamberti adiacente al Palabiennale del Lido di Venezia, è stata allestita una cella costruita dai detenuti di Verona, che ha riprodotto nelle dimensioni e nell’arredamento la cella di un istituto di pena, “al fine – sottolinea la Redazione di “Ristretti Orizzonti” (sito internet: www.ristretti.org) – di far comprendere alla cittadinanza la fondatezza delle preoccupazioni dei volontari, degli operatori sociali, degli operatori penitenziari e delle famiglie rispetto alla vivibilità in carcere e per chiedere al Governo soluzioni efficaci e tempestive”.
I dati, infatti, non sono confortanti: la capienza regolamentare delle carceri italiane è di 44.568 posti, contro i 68.500 detenuti ad oggi presenti negli Istituti penitenziari. “Dall’inizio dell’anno – evidenzia la rivista on line – sono 120 i detenuti morti in carcere tra suicidi, malattie e cause “da accertare”, senza contare gli atti di autolesionismo quotidiani”.
Durante l’iniziativa organizzata a Venezia nell’ambito degli eventi collegati alla Mostra internazionale d’arte cinematografica, erano presenti volontari e detenuti per illustrare le condizioni di vita in carcere e il ruolo del volontariato penitenziario.
“Volontariato che in Italia – continua “Ristretti Orizzonti” – conta oltre 200 associazioni, con 8.500 aderenti, ed è presente in quasi tutte le carceri, dove svolge circa 20.000 ore settimanali di prestazioni gratuite fornendo una numerosa serie di servizi che altrimenti non potrebbero essere garantiti, considerando anche la grave carenza di personale deputato al “trattamento” dei detenuti (educatori, psicologi, assistenti sociali).
È anche grazie a questa presenza se le carceri ancora non ‘esplodono’, se i tantissimi detenuti indigenti ricevono vestiti e prodotti per l’igiene, se la parola ‘rieducazione’ ha ancora un minimo di senso. Ma è una presenza che potrebbe venire meno, perché i volontari sono pronti ad autosospendendersi dal servizio, se dal mondo politico e dagli enti locali non verranno segnali di una nuova e diversa attenzione ai problemi delle carceri”.