Categorie: Ordinamento

Una didattica alternativa e essenziale è interruzione di pubblico servizio?

Il Collegio docenti del liceo scientifico Talete di Roma, “all’unanimità con un solo astenuto, insieme alle Rsu e all’assemblea del personale Ata ha deciso, come forma estrema di dissenso contro i gravi attacchi alla scuola pubblica del Governo Monti, di svolgere una settimana di protesta in classe: da lunedì a venerdì didattica essenziale, assemblea e informazione sulle motivazioni dell’azione”. 
Da lunedì, pur non essendoci assolutamente alcuna interruzione di pubblico servizio, i docenti rimarranno in classe, ma faranno una didattica alternativa ed essenziale: ad esempio senza fare interrogazioni e compiti in classe, leggendo dai libri al posto di spiegare, senza attività di laboratorio o esterne. In questo caso si può configurare il reato di interruzione di pubblico servizio? Il dispositivo dell’art. 340 del Codice Penale dice che chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge [330, 331, 431, 432, 433], cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, è punito con la reclusione fino a un anno. 
La regolarità del servizio è turbata anche in caso di cessazione o discontinuità parziale dell’attività ad esso inerente. Ne deriva che il reato è configurabile anche quando i fatti di interruzione o di turbativa incidono in qualsiasi misura sui mezzi che sono apprestati per il funzionamento del servizio, non occorrendo che essi concernano l’intero sistema organizzativo dell’attività (Cass. 24-8-1989, n. 1216). 
Per quanto detto il mancato utilizzo dei laboratori quando sono previste attività laboratoriali, o la mancata somministrazione di interrogazioni o compiti scritti quando questi sono previsti per una corretta valutazione dello studente, potrebbero determinare come caso limite probabili conseguenze giudiziarie, in altre parole potrebbero crearsi situazioni che determinerebbero oltre al danno anche la beffa per tutti coloro che quotidianamente si impegnano nella scuola, e che meriterebbero dalle istituzioni politiche maggiore attenzione ma soprattutto maggior sostegno.

Aldo Domenico Ficara

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