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Una docente: “Alunni ossessionati dal fare soldi sui social, quando avremo bisogno di medici o contabili come faremo?”

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Quali modelli educativi per i giovani? Tra influencer, trapper, personaggi che inneggiano a soldi facili e strizzano l’occhio al lusso sfrenato e alla delinquenza c’è molta preoccupazione, tra i membri della comunità educante, in merito a ciò da cui i ragazzi di oggi sono “influenzati”.

Cosa vogliono fare i ragazzi da grandi?

Una docente, con molta amarezza, si è rivolta alla giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli, a cui ha scritto uno sfogo, da lei pubblicato nelle storie Instagram. Ecco le sue parole: “Non c’è un ragazzino che non abbia l’ossessione del telefono e di come fare soldi sui social. Ogni volta che chiedo ‘cosa volete fare da grandi?’ le risposte più comuni sono: influencer, star di TikTok, Onlyfans; è un fenomeno sociale molto grave”.

“Mi chiedo: quando avremo bisogno di medici, veterinari, contabili, agricoltori, come faremo? Allora sì che meritiamo l’intelligenza artificiale, perché qui negli umani di intelligente non sta rimanendo più nulla”, ha concluso l’insegnante.

I ragazzi hanno dei modelli di vita cattivi o non ne hanno proprio?

Sicuramente si tratta di un discorso che sarà condiviso da molti colleghi. Ma i ragazzi hanno dei modelli di vita cattivi o non ne hanno proprio? Questa la domanda che si è fatto l’anno scorso il giornalista Carlo Baroni, su Il Corriere della Sera, raccontando un aneddoto relativo ad un docente, che ha posto la domanda fatidica ad un ragazzo: “Chi sono le tue figure di riferimento?”.

La risposta è stata spiazzante. “Lui ci pensò e rispose che non gli veniva in mente nessuno. Nessuno che lo ispirasse. Poteva cavarsela magari con il nome di un rapper. O del bomber della squadra del cuore. Preferì la via della sincerità. Non vedeva nessun modello di vita intorno a sé”, ha raccontato il docente, sorpreso.

Né i genitori, né un idolo musicale, né un campione sportivo: nessuno. Questa mancanza di un modello a cui ispirarsi non suggerisce nulla di buono. “La stessa domanda trent’anni fa avrebbe avuto un’altra risposta. Esistevano ancora gli ‘eroi’. O quantomeno donne e uomini che noi ritenevamo tali. Non che il mondo fosse un posto migliore per viverci. Solo ci sembrava ci desse più speranza. Sono cambiati i ragazzi di oggi? Difficile fare confronti. Ma l’idea è che siano i grandi a latitare”, ha scritto il giornalista.