L’edizione di Palermo del quotidiano La Repubblica pubblica oggi un articolo dal titolo Palermo, la ricetta anti-tangenti di una preside: “Assieme ai genitori si controlla meglio”. Intervistata, la dirigente scolastica di un istituto comprensivo del capoluogo siciliano dichiara che “la sua parola d’ordine è condividere. Con i docenti, con gli studenti, con i collaboratori scolastici e soprattutto con i genitori degli alunni che vengono chiamati in causa per ogni singolo progetto della scuola”. La dirigente poi continua affermando che “anche se i progetti europei hanno delle procedure standard che dobbiamo seguire, li presentiamo sempre ai genitori all’inizio e anche alla fine per spiegare bene cosa è stato fatto”.
Ora, detta così, sembrerebbe la ricetta per produrre l’acqua calda: dai primi anni Settanta del secolo scorso, infatti, genitori, docenti, alunni e personale non docente fanno parte di un organo elettivo che si chiama Consiglio d’Istituto e che rappresenta l’organo di governo della scuola, una sorta di “consiglio d’amministrazione” che – come recita la norma – elabora e adotta gli indirizzi generali e determina le forme di autofinanziamento della scuola; delibera il bilancio preventivo e il conto consuntivo e stabilisce come impiegare i mezzi finanziari per il funzionamento amministrativo e didattico.
Che, poi, di fatto, considerata anche la scarsa competenza in materia del novanta per cento dei suoi membri, le decisioni vengano in qualche modo prese essenzialmente dal Dirigente Scolastico e dal DSGA, questo è un altro discorso. E comunque, anche in questo caso, nella stragrande maggioranza degli istituti italiani, il Preside coinvolge tutti i membri del Consiglio, spiega e chiarisce usando un linguaggio non tecnico e comprensibile a tutti.
La Dirigente intervistata da Repubblica, di certo, intendeva sottolineare la sua politica di condivisione quotidiana delle attività della scuola, dalle più semplici alle più complesse. Una scelta, questa, condivisibile ed encomiabile. Ma parlare di “ricetta anti-tangenti” (probabilmente una scelta giornalistica) potrebbe essere fuorviante per il pubblico dei non addetti ai lavori: la ricetta c’è già, da oltre cinquant’anni, e si chiama Consiglio d’Istituto. Che poi ci sia qualcuno che non lo coinvolga come si deve…
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