Non a caso il Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola l’organismo interassociativo che riunisce cinque storiche Associazioni Professionali della scuola (Aimc, Andis, Cidi, Fnism, Mce) e le quattro maggiori Organizzazioni Sindacali (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals-Confsal) prende posizione sulle linee guida del governo sulla scuola in un accorato documento dove sottolinea: “Ci piace procedere passo dopo passo, è così che si realizzano le grandi opere: iniziando da solide fondamenta. Le fondamenta del nostro sistema scolastico, il luogo dove è necessario avviare bene i processi di apprendimento, è la scuola dell’infanzia. Nel documento “La buona scuola” presentato dal Governo, invece, la scuola dell’infanzia è la grande assente.”
Così il Coordinamento registra la mancanza di riferimenti e misure organiche destinate al primo e fondamentale step del percorso educativo.Solo un accenno nel capitolo dedicato all’estensione della lingua straniera e nessun riferimento alla generalizzazione, a quel progetto concreto cioè che consentirebbe a tutti i bambini di frequentarla e trarne i tanti benefici per la loro maturazione.
D’altronde ce lo chiede l’Europa: “Le raccomandazioni della Commissione Europea individuano tra gli obiettivi di Europa 2020 l’attenzione ad una educazione di qualità, determinante per il progresso sociale e civile, già dalla primissima infanzia.
Grave, dunque, appare questa lacuna: “La scelta operata nella “buona scuola” ignora che la scuola dell’infanzia italiana costituisce un presidio di avanguardia e di continua innovazione di modelli organizzativi e didattici a cui gli altri paesi guardano con ammirazione e rispetto.”
Il nostro Paese cresce solo se riconosce nell’infanzia il proprio futuro. E invece la buona scuola dell’era renziana l’ha proprio, miseramente, dimenticata.
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