Una kermesse lontana da Don Milani

“Insegnare a tutti”. Ieri il Miur ha ricordato con una kermesse la grande figura di Don Milani.

Ha dichiarato il Ministro Valeria Fedeli: “Insegnare a tutti era l’obiettivo di Don Milani ed è per questo che abbiamo scelto questo titolo per l’incontro. Avere una scuola aperta ed inclusiva era scopo della sua attività ed è l’impegno del Ministero che mi onoro di dirigere. Aperta ed inclusiva significa anche capace di parlare a chi è più emarginato, a chi è a rischio dispersione. Dobbiamo dare a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi, anche e soprattutto ai più deboli, gli strumenti per essere preparati ad affrontare il futuro”.

Bel discorso, belle parole! La realtà, purtroppo è diversa! Non credo che il prete di Barbiana, avrebbe partecipato se avesse potuto a questa manifestazione, azzerando l’inesorabile divenire del tempo.

La scuola di oggi non è quella di D. Milani! Sideralmente lontana dalle “rotture” che si ebbero con il tempo pieno (L. 820/71) e soprattutto con la L. 517/77 quando l’offerta formativa si aprì ad altri linguaggi, e si passò da un diritto allo studio formale (“La scuola è aperta a tutti” art. 34 Costituzione) ad uno sostanziale (“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Art. 3 comma 2 Costituzione).

Oggi il sistema formativo è in sofferenza e propone un profilo pedagogico “leggero, liquido” nel senso che la densità che rimandava ad un’idea forte, inclusiva e prospettica è circoscritta spesso ai bei discorsi nei convegni, nei corsi d’aggiornamento, dove gli “inesperti di aula” fanno sfoggio del loro sapere teorico.

Le cause sono diverse. Innanzitutto del tempo pieno è rimasto poco.

Sono state azzerate le compresenze finalizzate alla personalizzazione; quasi scomparse le classi aperte confermate dalla Legge 517/77 (“la programmazione educativa può comprendere attività scolastiche integrative organizzate per gruppi di alunni della classe oppure di classi diverse anche allo scopo di realizzare interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni” art. 2); ignorato il limite dei 20 alunni per classe in presenza del diversamente abile (art. 7, comma 3), grazie alla presenza delle classi pollaio ( 7-10% su base nazionale) volute dal duo Gelmini-Tremonti, confermate anche dai governi del centrosinistra e portate alla massima espressione antipedagogica con le “superpollaio” (Legge di Stabilità 2015, voluta dal governo Renzi).

Concludendo, una manifestazione che non incide nella prassi didattica. Per questo obiettivo occorre un impegno diverso del Miur. Più impegnativo e difficile, che richiede un coraggio a pensare altrimenti, a ipotizzare una prospettiva contro “il finanzcapitalismo” (L. Gallino).

E allora è più semplice ricorrere alle kermesse, alle solite parole che dopo qualche ora nessuno più ricorda!

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