Ormai ci siamo abituati. Sfogliando un qualsiasi almanacco universitario si trovano le lauree più varie e specialistiche. Di anno in anno se ne aggiungono sempre di nuove. E molte tra di loro hanno piani di studio simili, magari differenti solo per qualche materia, pur avendo, all’apparenza, la denominazione del corso di laurea diversa.
Non dovrebbe quindi suscitare scalpore la notizia che un giovane bellunese sia diventato “Dottore in pane” concludendo il corso di specializzazione di Scienze culinarie all’Università Europeenne Jean Monnet – Saint George di Bruxelles, con la tesi su “Il pane dalle origine della panificazione alle odierne esigenze alimentari”. Il neo laureato si chiama William Da Roit, è un panettiere de La Valle Agordina, una paesino in provincia di Belluno, di circa milleduecento abitanti incastonato tra le meravigliose montagne dolomitiche.
La sua è la storia di una vita trascorsa tra il pane e il fragrante profumo delle farine. Il nonno e il papà anche loro fornai gli hanno trasmesso nell’arte del pane qualcosa di “magico, di misterioso, di sacro”. William, da parte sua, dalla cottura nel forno ha compreso tante cose, prima fra tutti che “per ogni cosa ci vuole il giusto tempo, che bisogna sapere aspettare, non esistono scorciatoie se non a scapito della propria coscienza”.
Questa sembra proprio una bella favola dal lieto fine, nata e cresciuta tra le meraviglie naturali di un piccolo paese montano dove ancora le tradizioni si tramandano da generazione in generazione e si coniugano con l’evoluzione dei tempi. Comunque sia, il problema è un altro.
E’ davvero utile una così vasta gamma di specializzazione universitarie? Da un po’ di anni a questa parte progressivamente si sta sempre andando alla complessiva svalutazione del diploma. Un ragioniere deve per forza proseguire gli studi in economia o in giurisprudenza. Un geometra in ingegneria edile o in architettura. Un perito agrario in scienze agrarie. Un insegnante della scuola dell’infanzia e della scuola primaria in Scienze della formazione, mentre fino a pochi anni addietro bastava l’Istituto Magistrale per entrare nella scuola materna ed elementare.
E’ il sintomo questo sicuramente della scarsa preparazione che gli allievi ricevono durante la scuola secondaria, ma anche di una pressoché nulla selezione tra i banchi scolastici. Ormai non si diploma solamente chi veramente è preparato: si diplomano tutti, anche chi magari nel corso degli anni accumula qualche piccola “pendenza”, che poi le viene successivamente, come fosse un “diritto”, abbonata.
Vicenda debiti docet. E chi non riesce ad arrivare al quinto anno si rivolge alle scuole private.
E così sono spariti piano piano i mestieri artigianali, con loro tutto quel bagaglio culturale fatto di tradizioni, di storie, di leggende, di arte, di mito, di passione, di amore che per secoli e secoli è stato alla base della società italiana e non solo.
Viva la cultura, l’istruzione e la ricerca. Viva anche il continuo aggiornamento professionale.
Ma una domanda sorge comunque spontanea: per fare il panettiere è proprio necessaria una laurea?