Tempi difficili, rapporti complicati, scuola presente! Sono un’insegnante di scuola primaria di una quarta classe di un Istituto Comprensivo in provincia di Torino, io e la mia collega abbiamo accolto in prima 23 bambini, ognuno speciale, ognuno con le proprie difficoltà, ognuno capace di sognare e noi con loro.
Sì, perché una maestra non insegna solo, una maestra spera, sogna, cerca le soluzioni, combatte per i traguardi formativi, crea, si stupisce, si emoziona, si affeziona. Qualcuno la chiama continuità didattica, io la chiamo continuità affettiva: la relazione più bella che si crea e che rende il sostrato di esperienza così prezioso è l’emozione.
Non provate a togliere ad una maestra l’emozione perché le togliereste la parte più bella del suo lavoro. Entrare in relazione e creare una comunità educante equivale a prendere in carico la crescita prima di tutto emotiva e poi didattica di un gruppo di bambini e bambine, equivale a stringere rapporti di fiducia reciproca con le famiglie da cui questi bambini e queste bambine provengono.
Tant’è che in prima noi firmiamo e controfirmiamo un patto educativo; adesso, però, giunti in quarta classe le cose cambiano perché la mia collega è chiamata ad occupare un posto comune in un’altra scuola e chiede di terminare il lavoro avviato con amore e dedizione con la sua classe.
L’insegnamento racchiude in sè tanti altri lavori, non si ferma alla trasmissione di concetti, non deve fermarsi a questo, parliamo della crescita e maturazione di materiale umano. Tanto più che la scuola, in questo momento storico, ha vissuto un adattamento epocale riadattandosi a regole nuove, inventandone altre, provando a dare speranza agli occhi dei bambini senza avere la possibilità di guardare i loro sorrisi.
Le Istituzioni e chi decide deve guardare oltre le regole e le leggi, deve avere la forza e il coraggio di cambiare, di derogare quando è possibile in vista e in virtù di un bene comune, più prezioso di ogni altra cosa. Rispettare la continuità esistente prima di una continuità che deve ancora crearsi, garantire il rapporto di fiducia reciproca, la relazione speciale che un’ insegnante ha stabilito con i suoi alunni e le sue alunne.
Questo chiede la mia collega e noi tutte con lei. Lasciatela con la sua classe a terminare il ciclo, ad insegnare in quinta, consentendole di salutarli in vista di un passaggio importante che è quello alle scuole medie inferiori. In fondo non chiediamo nulla di così difficile da attuare, il buon senso di capire che il rapporto insegnante – alunni va tutelato a tutti i costi, anche creando nuove e più giuste leggi. Quelle del cuore.
Anna Maria Elianto