Il nostro poco lusinghiero sistema educativo si fonda principalmente sulla figura preminente del dirigente scolastico, a cui vengono assegnati maggiori poteri e maggiore responsabilità, e sulla capacità di gestire ed organizzare il lavoro in assoluta autonomia. L’autonomia scolastica è considerata un vero e proprio “Totem” che non si può mettere in discussione e a cui bisogna essere fortemente legati al limite della venerazione. Gli esperti di scuola soprattutto, dirigenti del Miur, dirigenti scolastici, ispettori, concordano, congiuntamente e pienamente all’unisono, nel ritenere che proprio una maggiore autonomia scolastica potrebbe essere efficace per migliorare l’offerta formativa e raggiungere risultati di servizio sempre più elevati. É sempre il solito leitmotiv, dove si associa, ma solo teoricamente e forse anche troppo ingenuamente, la maggiore responsabilità al migliore risultato di sistema. Ma si tratta solo di ingenuità o c’è anche una buona dose di ipocrisia? Con una certa onestà intellettuale, bisogna dire , senza nessuna paura riverenziale, che l’autonomia scolastica è viziata da una criticità di carattere antropologico.
Infatti si sarebbe dovuto analizzare la nostra autonomia scolastica, attraverso un’anamnesi antropologica, volta a comprendere che la classe dirigente del nostro Paese, cerca il potere, sotto forma di compenso economico e di gestione amministrativa, ma non è incline all’assunzione di responsabilità. C’è quindi una forte carenza dell’etica della responsabilità e della cultura del merito. Queste criticità appena analizzate vengono disconosciute dai su citati esperti di scuola, mentre sono ben note a moltissimi docenti, che subiscono quotidianamente i giochi di potere tipici del sistema dell’autonomia scolastica. Alla luce di quanto su esposto è conseguenziale porsi una domanda: “ siamo sicuri che una maggiore autonomia sia utile al miglioramento del sistema scolastico?”.
A questa domanda ci sono due risposte, che vengono date da due prospettive diverse di chi vive il mondo della scuola. La prima risposta , autorevole perché formulata da esperti tecnici, è una risposta di tipo tecno-burocratico, che indica, come soluzione dei problemi del nostro sistema scolastico, una sempre maggiore e più efficace autonomia scolastica con poteri più incisivi del dirigente scolastico. La seconda risposta proviene da chi la scuola la respira dal di dentro, cioè il corpo docente, che, invece, ritiene che l’autonomia sfrenata sia una iattura e si rischia l’autoritarismo assoluto. I docenti chiedono maggiori organi di controllo, una maggiore collegialità nelle decisioni che toccano l’organizzazione del lavoro e in particolare la didattica.
L’impressione è che si stia andando verso una direzione opposta , cioè di una scuola sempre più burocratizzata, sempre più autonoma e con mega poteri dirigenziali dove saranno premiati i docenti più produttivi e funzionali al sistema. D’altronde non ci sono soldi per tutti i docenti, che a causa dello scorrere del tempo avrebbero diritto allo scatto stipendiale, ma soltanto per quei pochi che a parere del dirigente scolastico lo “meritano”. Ma nessun burocrate tiene conto di quella sana ed etica anamnesi antropologica suddetta, che da una parte ha distrutto l’Italia, ma dall’altra ha fatto fare carriera ed ha dato potere a molti burocrati incompetenti.
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