“Che i senatori lo sappiano: nessuno si farà prendere in giro! Se si fanno due conti seri, Renzi vorrebbe imporre la sua “riforma” contro l’intero mondo della scuola e con solo il 12-13% di voti del Paese (il 25% del 50% che ha votato)!”
Così il Manifesto dei 500, un nutrito gruppo di insegnanti e genitori, operante fin dal 1999 contro ogni malaugurata riforma delle scuola, invita tutti all’indizione di una grande manifestazione nazionale a Roma nell’unità di tutti i sindacati.
Il ragionamento del Manifesto è molto chiaro: “Dopo aver subito il più grande sciopero della storia della scuola ed essere stato rigettato alle elezioni, fallendo così il suo tentativo di dividere gli insegnanti e il personale dal resto della popolazione, Renzi ha dovuto, ancora una volta, annunciare l’ennesimo “dialogo”, arrivando a dire “non faccio tutto bene, qualcosa si dovrà cambiare”.
Ma di quali “cambiamenti” parla Renzi? “La Stampa” (7/6 e 8/6) spiega: “Potrebbe essere ulteriormente mitigato il potere di valutazione del merito degli insegnanti e diconcessione dei premi(“premi”, sic!); e potrebbe essere tolto al solo preside il potere di chiamare i singoli docenti nella loro scuola” (neretto nostro). Il progetto sarebbe inoltre quello di permettere ai presidi di restare solo sei anni in una scuola. Infine, si parla di“allargare le assunzioni tra i precari di seconda fascia”, ma bisogna trovare le risorse. Siamo chiari: tra una stupidaggine (il limite di sei anni per i presidi) e progetti addirittura peggiorativi, il premier sta rilanciando con l’inganno il ricatto delle assunzioni per far passare, costi quel che costi, l’essenza del suo progetto di distruzione delle basi della scuola pubblica!
Perché invece se ci sono soldi, non ritirare il DdL e varare un decreto urgente per le assunzioni di tutti precari e gli idonei dei concorsi?
L’intero mondo della scuola ha già detto a chiare lettere di non volere il DdL e di aver invece bisogno urgente delle assunzioni. Perché continuare a cercare di ingannare insegnanti e personale?
Non bisogna quindi lasciarsi abbagliare dalla disponibilità a cambiare e non abbassare la guardia della mobilitazione. Il Governo è in difficoltà: ma se la mobilitazione non verrà rilanciata con forza, fino al ritiro del DdL e a un decreto immediato per le assunzioni, la trappola sortirà i suoi effetti e sarà il disastro.
L’appello finale è dunque: non è il momento di un’enorme manifestazione nazionale a Roma, nell’unità di tutti i sindacati, là dove si decide, che dica chiaramente “No alle truffe, no ai maquillage! Gli inganni non passeranno”?
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