La marcia ADD vede ogni anno più di 30mila fra bambini, giovani, genitori, docenti, gestori della buona scuola insieme in marcia verso il Duomo per condividere con convinzione il diritto più antico e naturale che accomuna l’umanità e cioè la libertà di scelta educativa della famiglia. Infatti non basta la legge che riconosce un diritto perché esso sia garantito, se non interviene una consapevolezza di quest’ultimo.
E’ singolare che l’Italia, pur avendo riconosciuto per prima in Europa il diritto alla libertà di scelta educativa della famiglia, risulta essere la più grave eccezione in Europa nella mancata garanzia a tale libertà. E’ davvero singolare che il popolo amante delle lingue classiche, il popolo dell’arte e della storia più ricche al mondo è anche il popolo dell’improvvisazione che spesso smarrisce le ragioni fondanti del proprio agire.
Si toglie il crocifisso e si deliberano pseudo-feste natalizie a scuola sommamente prive di significato nel nome dell’integrazione, eppure è solo nella capacità di riappropriarsi della propria identità con intelligenza e determinazione che si potrà accogliere l’altro. Altrimenti lo si integra dove? Senza identità non ha più senso neppure l’integrazione. E questo principio è logicamente riconducibile alla libertà di scelta educativa della famiglia in un pluralismo educativo.
Dal 1948 ad oggi troppe fantasie, false verità, illusioni, ideologie, hanno costruito una coltre alimentata dall’ignoranza, che ha tradito la famiglia e prodotto la crisi attuale.
La scuola pubblica paritaria al pari della scuola pubblica statale fa pienamente parte di diritto e di fatto del sistema nazionale di istruzione ai sensi dell’art. 33 della Cost. e della legge n. 62/2000. La scuola paritaria è scuola pubblica, sic et simpliciter. E l’offerta formativa pubblica deve essere fondata su una pluralità di scelta educativa, pena la dittatura e l’indottrinamento delle coscienze.
Chi non intende le ragioni del diritto, intenderà quelle dell’economia: le famiglie che scelgono la scuola pubblica paritaria pagano e le tasse per la pubblica statale e le rette per formare i loro figli. Dunque, producono un triplo vantaggio: 1) offrono un gettito di imposta per la scuola statale a fondo perduto; 2) fanno risparmiare ben sei miliardi di euro allo Stato, costituenti un’entrata a fronte della mancata spesa, e 3) formano per la collettività, gratuitamente, cittadini in grado di produrre ricchezza con il loro lavoro. Attualmente, i cittadini lavoratori formati dalle scuole pubbliche paritarie non sono costati una lira allo Stato: semplicemente lo arricchiscono. Dunque gli convengono.
Ma in una democrazia non possono esistere cittadini di serie A e di serie B.
E’ da questo limite che si deve ripartire trasformandolo in un trampolino di lancio. Come? Continuando a stare sul pezzo e a denunciare, rifuggendo quel torpore che ha prodotto una tale ingiustizia.
La 33ª marcia ADD si inserisce fra una un cammino di diritto percorso insieme, una consenso politico a destra e a sinistra che hanno saputo dichiarare l’urgenza di garantire un diritto ampiamente riconosciuto, quello della famiglia, in un pluralismo educativo che considera il servizio pubblico della scuola paritaria al pari della scuola statale, attraverso l’apertura alle detrazioni.
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