Leggendo le lettere dei lettori sono rimasto particolarmente colpito da due di queste accomunate nel titolo dall’espressione “ C’era una volta…” e nello specifico “C’era una volta (mezzo secolo fa) l’insegnante che lavorava poco” e “C’era una volta il signor maestro…”.
Dal signor maestro di una volta nella scuola che “sapeva di gesso” con le vecchie lavagne di ardesia nera al docente professionista in una scuola sempre più tecnologica; la sensazione è quella di perdersi tra una visione orientata al passato, dove i punti di riferimento sembravano più stabili, dove ruoli e compiti venivano riconosciuti e sostenuti dalle diverse parti della comunità scolastica e una visione contemporanea pervasa da un senso di frustrazione, arrendevolezza ed impotenza.
Quest’ultima rimanda al bisogno di definire, per un verso, una nuova identità professionale del docente capace di corrispondere in modo funzionale alle attese e ai bisogni espressi dagli studenti e, per l’altro verso, alla richiesta di un giusto riconoscimento sociale ed economico.
La scuola è profondamente cambiata e lo sappiamo tutti noi che ci lavoriamo quotidianamente; siamo consapevoli del fatto che il passato si può, nella migliore delle ipotesi, rielaborare mentre il presente e soprattutto il futuro possono essere attivamente vissuti, progettati e costruiti con azioni ed interventi educativi e curricolari mirati, coerenti e significativi con la più ampia offerta formativa extra-curricolare ed extra-scolastica.
Tutto questo non può prescindere dalla necessità di una più matura professionalità docente nel processo di valorizzazione della qualità educativa e formativa di ciascuna scuola; un docente maturo e consapevole svolge un ruolo determinante per il cambiamento dei percorsi formativi che devono aiutare le nuove generazioni ad attrezzarsi in modo adeguato sul piano delle conoscenze e delle competenze.
Pertanto, esercitare la professionalità docente vuol dire assumere sempre di più un ruolo innovativo che sa interagire con la complessità del nostro tempo e sa offrire agli studenti prospettive di orientamento per il loro futuro.
Si tratta di un professionista che diventa regista e guida, costruttore e facilitatore dei processi di apprendimento, mediatore delle situazioni più critiche, artefice del sostegno agli alunni più fragili, protagonista nelle dinamiche di inclusione e integrazione: un cammino sicuramente faticoso che si perfeziona attraverso una relazione propositiva ed una comunicazione efficace con e tra tutti i protagonisti della comunità scolastica e che merita il giusto riconoscimento sotto ogni profilo.
Per finire, concordo sul fatto che gli adempimenti burocratici debbano essere ottimizzati e mai farli risultare prioritari rispetto alle attività educative e didattiche; per questo ritengo necessario che si giunga alla condivisione responsabile dei compiti nei lavori collegiali e di team e di conseguenza ognuno possa contribuire, in modo concreto, allo svolgimento anche di quelle procedure più squisitamente burocratiche.
Luigi Giulio Domenico Piliero
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