Generale

Una nuova prospettiva sulle cause di insorgenza della Malattia di Alzheimer

La Malattia di Alzheimer è la più comune forma di demenza nella popolazione mondiale, con oltre 600.000 casi riportati solo in Italia. È caratterizzata da un progressivo deterioramento cognitivo con graduale perdita della memoria fino alla completa incapacità a svolgere le normali attività quotidiane. Attualmente non sono presenti strategie terapeutiche in grado di curare la malattia: i pochi farmaci approvati hanno un effetto estremamente limitato nel tempo ed esclusivamente nelle primissime fasi della patologia, mentre i numerosi studi clinici condotti nell’ultimo ventennio non hanno portato ai risultati sperati. 

Per decenni, la causa dell’Alzheimer è stata ricercata nell’aumento e accumulo della proteina b-amiloide che si deposita nel cervello formando le placche senili. Tuttavia, un gruppo di ricercatori dell’Università di Catania, guidati dalla Prof.ssa Daniela Puzzo, ha precedentemente dimostrato che, a basse concentrazioni, la β-amiloide è in effetti necessaria nei processi di apprendimento e memoria. Questo effetto fisiologico positivo è mediato dal recettore a7 nicotinico per l’acetilcolina.

In un sorprendente studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Progress in Neurobiology, il gruppo della Prof. Puzzo, in collaborazione con i ricercatori del gruppo del Prof. Fiorenzo Conti (Università Politecnica delle Marche di Ancona), del Prof. Claudio Grassi (Università Cattolica del Sacri Cuore di Roma) e del Prof. Ottavio Arancio (Columbia University di New York), ha dimostrato che la carenza del recettore a7 nicotinico determina un aumento compensatorio della proteina b-amiloide. Ciò, nel tempo, crea un circolo vizioso che porta all’accumulo della proteina a livelli tossici, con conseguente alterazione della memoria e l’insorgenza delle tipiche alterazioni della Malattia di Alzheimer.

“L’aumento compensatorio di β-amiloide in risposta alla carenza del suo recettore segue il classico meccanismo delle regolazioni a feedback negativo, alla base della gran parte dei processi fisiologici del nostro organismo – spiega la Prof.ssa Puzzo – quindi, potremmo paragonare il meccanismo di insorgenza dell’Alzheimer a quello del Diabete di tipo II, in cui la resistenza del recettore dell’insulina determina un aumento compensatorio della sua produzione, con un conseguente innalzamento di insulina del sangue, senza che questa però riesca a svolgere la sua funzione sul controllo della glicemia”.

Questa scoperta è di fondamentale importanza perché fornisce una nuova prospettiva sul ruolo della b-amiloide nella Malattia di Alzheimer e contribuisce a spiegare perché molte strategie terapeutiche non hanno avuto successo. I farmaci sviluppati negli ultimi decenni per il trattamento dell’Alzheimer hanno infatti come obiettivo la diminuzione dei livelli di b-amiloide. “Tuttavia – spiega ancora la Prof.ssa Puzzo – i risultati di questo studio suggeriscono che l’aumento dei livelli di b-amiloide possa non costituire il primum movens della malattia, ma piuttosto consistere in un tentativo dell’organismo di rispondere al processo patologico. In quest’ottica, i farmaci anti-β-amiloide non soltanto risulterebbero poco utili ma potrebbero persino essere dannosi”. 

Per approfondimenti: M.R. Tropea, D.D. Li Puma, M. Melone, W. Gulisano, O. Arancio, C. Grassi, F. Conti and D. Puzzo. “Genetic deletion of α7 nicotinic acetylcholine receptors induces an age-dependent Alzheimer’s disease-like pathology”. doi: 10.1016/j.pneurobio.2021.102154

Link al paper:

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301008221001684?via%3Dihub

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34453977/

Pasquale Almirante

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