Dopo aver letto il documento “La Buona Scuola”, probabilmente non partecipare alla consultazione. I motivi non sono basati su pregiudizi, ma sulle caratteristiche di questo documento e sulle modalità di consultazione. Innanzi tutto non accetto che il progetto scuola sia il risultato del lavoro di persone esperte in chiacchere e poco di aula. Non mi risulta che siano stati consultati gli insegnanti. “La buona Scuola” è un bel documento, che può divenire oggetto di studio per qualche esame di politica scolastica. Niente più! L’aula con le sue dinamiche, i suoi problemi è assente.
Ad esempio, come è possibile parlare di “Buona Scuola”, di una scuola di qualità per far crescere il Paese, con classi di 28-30 alunni (primaria e secondaria di primo grado) che impediscono di fatto ogni progettazione rivolta all’inclusione e alla promozione di degli studenti con competenze superiori alla media?
Questi esperti lo sanno che un gruppo – classe per essere realmente formativo deve essere composto massimo da 15 studenti? Insomma si conferma la convinzione che è sufficiente sapere qualcosa per parlare di scuola, ignorando l’altro polo della competenza: il saper fare! E di docenti che sanno e sanno fare ce ne sono tanti! La consultazione mi sembra, infine, una psudo-consultazione, dove i giochi sono stati già decisi. Infatti non c’è modo di interagire con gli altri partecipanti alla consultazione o di conoscere le loro posizioni, le loro idee.
Questa mancanza di trasparenza, favorirà sicuramente la decisione già presa e presente nei tanti contenuti del documento. E’ il metodo Renzi, espresso anche in questi giorni nei confronti delle parti sociali e sintetizzato nell’espressione: “Ascolto tutti, ma poi decide il governo”. In questa dichiarazione c’è tutto il limite di Renzi, che rimanda probabilmente a un’alta considerazione che il premier ha di sé, e che non lo porta a considerare la possibilità che le idee possono essere integrate o migliorate dagli apporti degli altri. Un metodo che rispetto, ma che non condivido.
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