Ancora testimonianze provenienti da docenti precari costretti a fare grossi sacrifici per via delle loro retribuzioni alquanto risicate. La Repubblica ha riportato il caso di una docente costretta a chiedere un aiuto economico ai loro genitori.
“Insegno storia dell’arte alle superiori, lavoro 16 ore a settimana in 8 classi, e da tre mesi sono senza stipendio. Ma quei 1.500 euro mi servono per vivere”, ha detto l’insegnante, che sta svolgendo una supplenza breve con scadenza al 30 giugno.
L’amaro sfogo della docente
“Ho 46 anni, sono separata, ho due figli adolescenti a carico, vivo a 70 chilometri dal liceo scientifico di Parma in cui insegno, ho le spese, le bollette, la benzina per andare a lavorare. Sono andata in banca a sbloccare dei soldi per averli sul conto perché ora ci sono le feste, ho chiesto mille euro di prestito a mia mamma che soffre di Alzheimer e ha bisogno di cure, altri soldi me li ha prestati il mio compagno, dovrò pagare a rate di 50 euro gli occhiali da vista che ho dovuto comprare, ma non è normale che qualcuno ti mantenga, non può diventare normale, non è giusto, è umiliante, non si può dire ‘devi avere pazienza’”, questo il suo sfogo.
Non sono molti quelli che si espongono come lei: “Non viene fuori perché le persone si vergognano. Leggo miei coetanei o persone più giovani che finalmente hanno avuto supplenze che si vergognano a dire in famiglia o ad amici ad avere difficoltà economiche e quindi non protestano, resistono. Ma se non si ha una rete di appoggio, come si fa? Insegnare non dovrebbe essere un lavoro riservato a un’élite”.
“Al preside della mia scuola ho detto che se continua così non avrò più i soldi per pagare la benzina e venire a lavorare. Lui non c’entra niente e non può fare niente, ma mi ha chiesto: ‘Chi te lo fa fare?’. I ragazzi, ho risposto’. Ma come faccio a essere concentrata per le lezioni, per le riunioni, per la correzione dei compiti, per prepararmi se ogni minuto penso a come mantenere i miei figli? Una persona normale comincia ad andare fuori di testa. Chi si lamenta degli insegnanti deve saperle queste cose. Certo anche noi facciamo errori, ci mettiamo del nostro, ma a volte anche lo Stato fa di tutto per farti passare la voglia. Fanno supplenze brevi, non pagano, se siamo solo tappabuchi allora significa che la scuola, l’insegnamento non è pensato come un servizio essenziale. Dov’è lo Stato che dovrebbe tutelarci?”, ha concluso, amaramente.
Attacco hacker NoiPa, problemi nei pagamenti dei supplenti
Le ultime notizie non fanno ben sperare. Com’è noto negli scorsi giorni c’è stato un attacco hacker contro i sistemi della pubblica amministrazione, tra cui NoiPa. L’attacco dura da qualche giorno (sarebbe stato scoperto l’8 dicembre) ma solo negli ultimi giorni sono cominciati a emergere dettagli.
Flc-Cgil, con un comunicato, ha fatto sapere di star seguendo con attenzione la vicenda: “Abbiamo voluto accertarci che la garanzia data da NoiPa circa il regolare pagamento degli stipendi riguardasse anche i supplenti saltuari. NoiPa assicura che a fine dicembre tale pagamento ci sarà, ma che per una parte dei supplenti il pagamento potrebbe slittare a gennaio, causa le consuete disfunzioni”, scrive il sindacato.
“Vogliamo augurarci che, una volta tanto, dietro le nostre costanti pressioni, tali disfunzioni vengano rapidamente superate e che venga assicurato il pagamento degli stipendi a tutto il personale precario di cui un numero considerevole non riscuote lo stipendio da settembre 2023. In caso contrario ancora una volta verrebbero discriminati proprio quei lavoratori e quelle lavoratrici che più degli altri hanno bisogno della retribuzione, non potendo godere di una continuità del contratto. La Flc-Cgil continuerà a seguire da vicino la vicenda affinchè venga garantita a tutte e tutti la retribuzione dovuta”, concludono.