Caro Ministro Bianchi sono un’insegnante precaria del Sud, da cinque anni insegno al Nord con incarichi annuali su sostegno. Fin dal primo incarico ho creduto fermamente nel mio lavoro come missione. Pur potendo lavorare sulla materia ho scelto il sostegno (penalizzandomi, visto che non mi ha permesso di partecipare ai vari concorsi straordinari che sono stati pubblicati, sia dalla ministra Azzolina che da lei) l’ho fatto per garantire quella famosa “continuità didattica all’alunno che mi era stato affidato”, che ho seguito per tutto il ciclo della scuola secondaria di primo grado.
Ho svolto il mio lavoro con impegno e dedizione, difatti l’alunno all’esame di Stato ha ottenuto, come voto finale, 9 (alla scuola primaria aveva raggiunto appena la sufficienza). Dal punto di vista emotivo/lavorativo mi sento soddisfatta, non posso dire lo stesso della carriera professionale. Ho partecipato agli ultimi due cicli per conseguire il TFA, ho superato i test preselettivi con voto sempre superiore al 28, purtroppo la mia preparazione non è stata confermata alla prova scritta, pertanto mi ritrovo, ancora una volta, a partecipare all’ennesima prova di ammissione al TFA col rischio di non superarla (speravo in una sanatoria per il conseguimento del titolo con accesso diretto).
Confidavo in lei e credevo che il lodevole servizio, senza demerito, svolto nella scuola statale potesse valere ai fini della carriera, oggi sono delusa e stanca nell’immaginare futuri colleghi, che hanno conseguito il titolo (in Italia o addirittura all’estero), entreranno di ruolo senza aver mai lavorato nella scuola italiana. Caro Ministro si diventa insegnante sul campo e su questo l’Europa è maestra, visto il percorso dei nostri colleghi europei. Non è possibile annullare tutti i sacrifici messi in campo (carissimi politici PD e M5S), il diritto allo studio viene garantito “anche da noi docenti precari” che dal Sud andiamo al Nord lontani dai nostri più cari affetti familiari.
Negli anni addietro sono stati attivati “percorsi abilitanti”, “accesso diretto al TFA” (per coloro che avessero prestato servizio su sostegno), tutto azzerato. La scuola non cresce mortificando continuamente i precari, ma dando voce e valorizzando le competenze e l’esperienza messa in campo; i dirigenti scolastici, i colleghi, i genitori e gli alunni sono i migliori giudici del nostro “onorevole e lodevole operato”. Reclutate chi ha voglia di fare il docente di sostegno per scelta e non per ripiego. Spero in un Suo intervento per valorizzare i numerosi precari esclusi da tutti i Decreti pubblicati. Grazie per l’attenzione.
Maddalena Esposito
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