Una dirigente scolastica di 45 anni in servizio ad Afragola, in provincia di Napoli, avrebbe praticato per tre anni consecutivi del terrorismo psicologico versi i docenti e gli Ata. Da parte sua giungevano, senza apparenti ragioni, continue pressioni, vessazioni e umiliazioni nei confronti dei lavoratori dell’istituto campano da lei diretto. La condotta professionale della ds, ritenuta “gravissima” per via del continuo maltrattamento del personale, aveva portato prima al suo trasferimento coatto nel Casertano e poi ad una misura di interdizione che ora le impedisce di ricoprire incarichi pubblici.
Sembra che la dirigente prediligesse praticare nei confronti dei dipendenti soprattutto una minaccia: quella di fargli perdere il posto di lavoro pubblico.
Qualche docente, però, non si è fatto intimidire ed ha deciso di inviare prima degli esposti al ministero dell’Istruzione – che hanno prodotto un’ispezione interna – e poi denunciare agli organi competenti il comportamento vessatorio della preside.
A quel punto, sono state avviate le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli Nord, che hanno accertato gli atteggiamenti ostili della ds: nel frattempo, dopo che il ministero di Viale Trastevere aveva già trasferito la preside in un altro istituto, su richiesta dell’ufficio inquirente, i carabinieri di Afragola hanno notificato una misura interdittiva alla dirigente scolastica.
La donna, puntualizza l’Ansa, aveva anche “un incarico pubblico, quello di assessore del Comune di Afragola”: anche questo ruolo le è stato sottratto.
“Già da diversi mesi non esercitava l’attività amministrativa e, poco fa, ha presentato le sue dimissioni. Ciononostante, dopo avere appreso la notizia, avevo già pronto un decreto di revoca”, ha detto, sempre all’Ansa, Antonio Pannone, sindaco di Afragola.
Il sindaco, che si dice fiducioso nell’operato dell’autorità giudiziaria, fa anche sapere di avere tenuto per sé la delega alla pubblica istruzione mentre l’ex assessore si occupava, tra l’altro, di edilizia scolastica e manutenzione degli edifici scolastici.
“Tengo a sottolineare – ha detto il primo cittadino – che le contestazioni in alcun modo possono essere riferite al suo ruolo all’interno della Giunta municipale, perché riguardano esclusivamente modalità e comportamentali riferiti al contesto dell’istituzione scolastica all’interno della quale ricopriva il ruolo di dirigente”.
“Ho deciso di denunciare per l’amore che nutro nei confronti della scuola e dell’insegnamento, perché non posso dire a un mio alunno ‘devi combattere le ingiustizie‘ se non sono io la prima a farlo”, ha rivelato una delle insegnanti presunte vittime della preside.
L’insegnante, che ha chiesto di rimanere anonima, per un anno e mezzo ha fatto parte dello staff dirigenziale dell’istituto ed è stata testimone delle sfuriate della dirigente: “invettive tipo ‘io vi rovino”, ‘perché non si licenzia?’ e ‘lei se ne deve stare a casa’ – ricorda la docente – fioccavano anche per un solo minuto di ritardo, oppure se andavamo in macchina per prendere, per esempio, il cellulare dimenticato”.
“Siamo riusciti ad andare avanti – dice ancora l’insegnante – facendo quadrato ma, a un certo punto non sono riuscita a sopportare, non ce l’ho fatta più, mi sono dimessa dallo staff e mi sono recata al provveditorato per dire ‘ci aiutate?'”.
“Alle discussioni per banalità, che erano all’ordine del giorno, – riferisce ancora la docente – seguivano i provvedimenti disciplinari. Io stessa mi sono dovuta difendere da una grave calunnia, maltrattamenti, totalmente inventata per gettarmi fango addosso dopo le dimissioni. Un’accusa che è stata archiviata ma che mi ha fatto male”.
“Ho deciso di denunciare tutto – conclude la professoressa – anche perché lì dove operiamo, nel quartiere Salicelle, il ruolo che ricopriamo è fondamentale, come lo è anche quello della parrocchia. E adesso, purtroppo, ci vorranno almeno otto anni per ricostruire quello che è stato distrutto negli ultimi tre“.
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