Al Presidente del Consiglio Matteo Renzi
Al Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini
Siamo un gruppo di insegnanti di scuola primaria e vorremmo sottoporre alla Vostra attenzione la possibilità di riconsiderare la vecchia organizzazione del modulo (L.148/ 90) che garantiva buoni risultati di apprendimento, incontrava il gradimento delle famiglie e grazie alla sua struttura è stato considerato per anni un settore di eccellenza del nostro sistema formativo.
La formula del modulo rispondeva meglio alle esigenze della modernità: la legge 148/90 sopprimeva, infatti, il docente unico proprio perché non più rispondente alle istanze del nostro tempo, ampliando in tal modo gli ambiti culturali ed educativi con la pluralità degli interventi.
Il modulo, inoltre, permetteva, cosa molto importante, di garantire percorsi personalizzati di recupero e potenziamento e strategie didattiche individualizzate, ma anche attività e laboratori necessari per un arricchimento individuale e sociale dei bambini. Sarebbe quindi oggi importante ripristinarlo per incontrare al meglio le esigenze formative dei ragazzi con DSA e Bes.
La nostra riflessione sulla possibilità di riportare in vita il modulo, nasce infatti proprio dalla considerazione di essere insegnanti di una scuola frequentata da un numero elevato di bambini stranieri e bambini con svantaggio socio-culturale che, proprio attraverso l’organizzazione modulare, potrebbero essere meglio seguiti e curati nella prospettiva del successo formativo.
Il modulo inoltre, aveva una buona strutturazione oraria di 30 ore settimanali che consentiva alle scuole di avere tempi più distesi da dedicare alle diverse discipline, a tutto vantaggio dei processi di apprendimento, e di includere senza problemi nell’attività settimanale anche due ore di educazione motoria, due ore di educazione musicale e due ore di arte e immagine, discipline delle quali anche nel dibattito recente si torna a ribadire la valenza formativa.
Come mai allora dopo oltre un ventennio di elogio del modulo e del team docenti tutto è stato azzerato e si è tornati indietro? A noi docenti è sembrato un passo incomprensibile, quasi punitivo.
Qualche giorno fa un ragazzino di quinta elementare, facendo un confronto con gli anni scolastici precedenti, ci ha detto: “Maestre, dove sono finite le ore in più di motoria, musica e informatica? Quando le recupereremo?”. Al bambino abbiamo dato la speranza che queste ore potrebbero in qualche modo essere ripristinate nel monte orario settimanale. Questa sarà solo una speranza?
Nell’ottica del risorgimento culturale condiviso, di cui molto si parla, la scuola italiana ha certamente bisogno di riforme ma deve essere accompagnata in un processo di evoluzione e cambiamento a partire da una serena riflessione sulla storia degli ultimi 25 anni, alla luce dei suoi successi e dei suoi punti di criticità, sempre comunque con il maggior consenso dei suoi operatori.
Perché tornare indietro e gettare nell’oblio scelte didattiche che hanno garantito il successo formativo e che bene, possono accogliere le esigenze formative dell’oggi, DSA e Bes inclusi, e dare di più ai nostri ragazzi?
Uno sguardo al modello finlandese potrebbe darci delle prospettive di riflessione interessanti.
La Finlandia, infatti, ha investito risorse in maniera equa e più consistente in quelle scuole che si trovano all’interno di comunità svantaggiate e ha tenuto fermo il principio, secondo cui la via ottimale per dare a tutti le stesse opportunità formative, è puntare in assoluto sull’istruzione pubblica e favorire l’equità del sistema scolastico piuttosto che l’eccellenza misurabile. Si tratta di un sistema scolastico assolutamente pubblico e gestito all’insegna della più radicale eguaglianza e assenza di competizione, in cui il successo scolastico viaggia su binari separati dallo status socio-economico della famiglia e dal merito dell’insegnante.
La prevenzione dell’insuccesso scolastico è prioritario.
Certi di condividere il desiderio di un miglioramento della scuola italiana che sia razionale e lungimirante e che guardi sempre, al miglioramento del potenziale dell’alunno, fino al raggiungimento del successo formativo, vi auguriamo buon lavoro.
Un gruppo di insegnanti di una scuola primaria della provincia di RAGUSA:
Amenta Patrizia
Ammatuna Rosa
Cabibbo Giuseppa
Calvo Pierina
Forte Lory
Fronte Rosa
Gerratana Giovanna
Giuca Elisabetta
Lupo Maria
Monaco Orazio
Micieli Orazia
Petralia Concetta
Papa Rosaria
Rabbito Angela
Spatola Giuseppa
Spadola Franca
Tagliarini Maria Concetta
Zocco Concetta