I lettori ci scrivono

Una proposta: “certificare” i precari che hanno lavorato con la didattica a distanza

Anno 2020/21, sarà un anno difficile? speriamo di no.
Io sono un insegnante precario in attesa di concorso, sono supplente da sette anni. Se a settembre il Covid-19 ricomincerà a diffondersi e la scuola dovrà ripiegare sul piano B: didattica a distanza (DAD), ci ritroveremo in uno scenario emergenziale, anche per noi docenti costretti a svolgere il doppio del lavoro con meno risultati.
L’abbiamo fatto per tre mesi da marzo 2019 a fine anno, potremmo replicare anche grazie all’esperienza maturata sul campo.
Proprio di questo volevo parlare. Non ho capito perché di fronte ad un’emergenza gestita brillantemente da moltissimi docenti che si sono calati in nuovi ed innovativi modelli di didattica per necessità, non ci sia mai stato nessun riconoscimento da parte del Ministero dell’Istruzione? Moltissime altre figure professionali hanno giustamente e meritatamente ricevuto riconoscimenti e soprattutto hanno potuto proporre nuovi modelli. Noi insegnanti abbiamo lottato con grinta e io come  molti  miei colleghi abbiamo selezionato e condiviso video, fatto video o audio ogni giorno per i ragazzi, imparato a valutare e a somministrare verifiche, interrogato, ascoltato e dibattuto con le classi e mostrato vicinanza agli alunni on line, abbiamo imparato ad usare piattaforme e la sezione del registro elettronico finalizzata alla DAD giunta a noi in ritardo; tutto questo a distanza. Insomma abbiamo maturato un’esperienza unica e futuribilmente utile che ahinoi potrebbe anche essere indispensabile.
Perché non certificare noi docenti in forze nell’anno 2019/2020, anche dopo aver presentato book con il nostro lavoro svolto? Una certificazione che legittima l’energie profuse, l’innovazione e ciò che abbiamo fatto e certifica che sappiamo farlo e quindi ripeterlo.
Abbiamo in effetti il famoso know how che sarà fondamentale nell’anno a venire e (speriamo di no) anche negli anni a venire. Quindi penso che il Ministero che si rivolge a noi insegnanti arringandoci costantemente sul fatto che dobbiamo essere preparati e/o più preparati, avrebbe potuto invece pensare a riconoscere con un attestato il lavoro svolto, che garantisco lascerebbe a bocca aperta molti per creatività, dedizione e innovazione; e non dico del mio, ma in generale di molti colleghi che veramente hanno della idee eccezionali.
Invece a breve l’anno ripartirà, il lavoro svolto non verrà riconosciuto e delusi leggeremo proclami circa la meritocrazia e altri slogan. Inoltre mi auguro che in un futuro anno scolastico in emergenza il Ministero non pensi subito a promozioni e bocciature ma cerchi di dare ai ragazzi ispirazione facendoli riflettere sul “fare la propria parte” nella vita e nella scuola. Non un “tutti promossi” ma un “facciamo il nostro” per aiutarci ed aiutare.

Giorgio Schivo

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