La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso (art. 34 Cost. Italiana).
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società (art. 4 Cost. Italiana).
Sembrerebbe che la Costituzione più bella del mondo, a detta di molti, garantisca in egual misura il diritto al lavoro e quello allo studio, senza vincolare ne l’uno ne l’altro, o anche senza precisare, all’interno di quale porzione specifica di territorio questi stessi diritti troverebbero ragion d’essere….
Sembrerebbe quindi di poter dedurre che, all’interno dell’intero territorio nazionale, siano garantiti in egual misura sia il diritto al lavoro sia quello allo studio.
Tenuto conto, dunque, dei dettami della Costituzione, che come premesso si fa garante in egual misura dei diritti allo studio e al lavoro sul territorio nazionale, senza meglio specificare criteri di vicinorietà, non si comprende per quale ragione il governo non si faccia autore di un grande piano di mobilità di STUDENTI del Nord verso i professori del più soleggiato e caldo Sud.
Un simile, “invertito” piano di mobilità Nord-Sud, sembra addirittura rispettare criteri più democratici del suo istituzionalizzato, consueto opposto Sud-Nord, in linea con i fondamenti Costituzionali della Repubblica; per quanto possa sembrare “desueto”, ci appare come l’unica, vera, definitiva soluzione all’annosa questione.
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