La partecipazione agli scioperi è ormai ai minimi storici.
Un problema che i sindacati dovrebbero porsi.
Il problema potrebbe risolversi paradossalmente non proclamando più gli scioperi.
Ovviamente quanto dico dovrebbe riguardare non solo il personale della scuola ma anche il pubbico impiego, quindi il mio discorso si rivolge non solo ai sindacati della Scuola ma alle Confederazioni anche se il ragionamento si potrebbe estendere anche al settore privato.
Il diritto di sciopero frutto della lotta dei lavoratori a partire dal Diciannovesimo secolo, è un diritto che non può essere vanificato, anche perché resta ancora l’unica arma efficace per manifestare il dissenso in rapporto alla peretuale dei partecipanti.
Scioperi a cui partecipano solo il 5% dei lavoratori diventano paradossalmente un’arma di consenso alle politiche del governo che controlla anche i media, e di dissenso nei confronti dei sindacati che lo hanno proclamato, minando la loro rappresentatività politica che è cosa diversa da quella sindacale che si misura su iscritti e voti alle liste RSU ogni3 anni.
Spesso i sindacalisti confondono la rappresentatività politica da quella sindacale e quindi si sono orientati da una ventina di anni sulla consulenza e l’assistenza legale che portano iscritti ( si veda ricorso per recupero scatto 2013).
A questo punto noi lanciamo una proposta già praticata in Francia dove si riconosce il valore politico dello sciopero e la partecipazione agli scioperi normalmente si attesta sul 70%.( vedi sciopero contro aumento età pensionaile).
A nostro avviso i sindacati devono costituire una” Cassa per lo sciopero” e pagare al 50% la trattenuta sindacale.
In questi modo sarebbe rilanciata l’arma dello sciopero, il valore della rappresentanza politica dei sindacati e l’efficacia politica dello sciopero.
Questa è una nostra proposta quale contributo al dibattito sulla crisi degli scioperi che i sindacati dovrebbero affrontare al più presto.
Libero Tassella (Scuola Bene Comune)