Categorie: Attualità

Una riflessione sullo svuotamento dei valori democratici della nostra società

Le maggioranze non governano perché hanno ragione, ma hanno ragione di governare perché sono maggioranze. Reali o fittizie, queste maggioranze? Fittizie, se diamo un’occhiata alle leggi elettorali e al divario tra votanti ed aventi diritto. Anche la Brexit e Trump sono stati votati da minoranze.

La politica, oggi forse più di ieri, è il segno di una onnipotenza e di pensieri staccati dalla realtà, quella della vita quotidiana, concreta, delle piccole cose. Le sole che potrebbero dirci qualcosa sulle grandi idee e sulle grandi cose. Di qui le tante, troppe contraddizioni, dei passi in avanti e delle marce indietro.

Una speranza: che la politica torni ad indicare i fini, a guidare i processi, a governare il potere dell’economia e della tecnica.

Oggi, invece, si è poco disposti a confrontarsi su una misura di verità. Si vive imprigionati in slogan, in finzioni.

La commedia, già mediocre, è diventata intollerabile. Forse converrebbe calare il sipario. Se tutto è in gioco, a poco servono le vecchie finzioni, le astuzie di un momento.

Oggi tutto ruota intorno al cosa bisogna fare per vincere le elezioni, non intorno alle domande sul perché occorra vincere. Per fare che? Sapendo che ogni “testo” riceve significato in ragione di un “contesto”. Pensiamo alle interdipendenze e alle multiappartenenze di questo nostro tempo.

Oggi prevale una certa stanchezza democratica, con leader che, più che rappresentare, si autorappresentano.

È in atto una sorta di svuotamento dei valori democratici, per far posto all’ipertrofia degli egoismi privati e di gruppo.

Come disse Aldo Moro, nel suo ultimo intervento alla Camera del 28 febbraio 1978: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere“.

Gianni Zen

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