I lettori ci scrivono

Una scuola che boccia, boccia anche se stessa

In questi ultimi anni si è molto diffusa, nel mondo della scuola, la diatriba sull’utilità o meno della bocciatura. Tranne che in sporadici casi nei quali non se ne può fare a meno, la bocciatura rappresenta un non senso pedagogico, una procedura inutile e persino dannosa.

Vediamo perché. Innanzi tutto va osservato che quando la Scuola afferma “lo studente merita la bocciatura” lo fa ponendo come premessa che l’insegnamento, nei confronti di quello studente, sia stato ineccepibile; e invece sappiamo benissimo che nella situazione attuale non è impossibile, anzi è possibilissimo, che la didattica possa essere stata non in grado pienamente di interessare, di coinvolgere tutti allo stesso modo.

Sovente si odono commenti del tipo “ai nostri tempi se non studiavi i 2 e i 3 fioccavano”, ed è una affermazione comprensibile. Ma ora i nostri tempi non ci sono più, sono “passate e morte stagioni”.

Oggi viviamo i “loro tempi”, completamente diversi, dove bambini, ragazzi e giovani mostrano fragilità molto problematiche, non certo imputabili alla scuola.

Non è un caso se un tema molto ricorrente è la cosiddetta DIDATTICA INCLUSIVA, dove l’aggettivo inclusivo sta a indicare un insegnamento valido per tutti, in grado di istruire tutta la classe, non solo i più bravi.

Se una volta era sufficiente una sola strategia d’insegnamento, oggi non lo è più. Forse abbiamo dimenticato la pedagogia e la psicopedagogia che da secoli ci illustrano i “metodi” migliore per fare scuola. A partire dal XVII, ripeto XVII secolo, durante il quale Jan Amos Komenský, alias Giovanni Comenio, indicava per la prima volta nella storia moderna, le vie da percorrere dagli insegnanti per non arrivare alla condizione di dover bocciare.

Dove sono finite le pedagogie della scuola che promuove l’attivismo, il fare? Le pedagogie del motivare, del promuovere (non solo a giugno) tutti gli studenti indirizzandoli verso il successo formativo? In conclusione si può’ affermare che, tranne in pochissimi casi, la scuola che boccia, boccia anche se stessa.

Lettera firmata

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