Riceviamo e pubblichiamo un contributo della nostra lettrice Emiliana Senatore, in cui a partire dagli scrutini di classe, si fa una riflessione sulla didattica delle competenze.
“L’impegno clou di questi giorni degli scrutini nelle scuole di ogni ordine e grado ha assunto particolare rilevanza con l’avvento della 107/2015 che ha imposto un cambio di prospettiva in tutti i protagonisti della comunità educante.
A giusta ragione non si è potuto prescindere dalle intenzioni del legislatore, che se da un lato, ha tenuto molto, al buon funzionamento delle scuole (non a caso la legge è nominata de”LA BUONA SCUOLA”), nel corso degli anni penalizzate a posizioni di retroguardie per i tagli di risorse ed organici, dimenticando che il percorso formativo e di crescita concorre all’emancipazione sociale, non ha perso di vista la consapevolezza che la considerazione per i nostri allievi richiede una puntuale riflessione programmatica.
Il tutto a significare che gli scrutini non possono essere più pensati come un’operazione aritmetica che in un’antipatica divisione distingua i bravi dai mediocri, ma che in una pedagogia dell’ecologia intercetti tutte le componenti e soprattutto restituisca al docente quella dignità che merita e che ineluttabilmente lega il suo destino a quello dei suoi studenti.
Per questo, i parametri numerici e quelli statistici corredati da griglie, tabelle e schemi, seppure espressione del percorso compiuto dall’allievo non possono e non devono ridursi in toto a costruire carrellate di grafici o graduatorie, ma strategicamente porre al centro la progettualità, l’efficacia e l’efficienza di un lavoro, di un’organizzazione che in quanto espressione di un ambiente e delle sue risorse diano consistenza a coloro che ne fruiscono.
Le suggestioni di ritorno che ne derivano dagli allievi, dunque avranno il pregio di veicolare quanto la scuola ha investito nei loro confronti anche con tempestivi interventi di recupero (oggi più di ieri sbandierati dalla presenza di un poderoso contingente di personale assunto nella fase C)delle carenze apprenditive, ponendo cosi al centro la componente umana con i bisogni di crescita, le potenzialità ,le inclinazioni, i valori ,la cultura, intreccio straordinario e differente di dimensioni di cui ciascuno è involontario portatore.
Una scuola che lavora nella direzione di una impostazione e di una valorizzazione di una didattica delle competenze (cosi come richiesto dall’UE) che mette insieme sforzi, risorse, azioni di singoli e di gruppi, crea una cultura condivisa in grado di generare un nuovo sapere irrinunciabile e spendibile per la vita.
E ’una “scuola che vale” quella che non umilia (con i primi soliti annunci di bocciature ) ma comprende, che aiuta a migliorare, riuscendo a tenere gli alunni sempre con gli occhi aperti sul mondo, evitando di farli cadere annoiati con la testa sul banco!”
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