C’è una questione relativa al bullismo che merita una particolare attenzione e riguarda il rapporto della condotta prepotente con la dimensione dell’empatia. Il bullo, forse più ancora che un violento, più ancora che un maleducato o un frustrato o un debole o chissà cos’altro, è una persona che dimostra in modo eclatante una sorta di “cecità empatica”, di non accorgersi cioè del dolore dell’altro o di voler silenziare anche l’eco lontana di quella eventuale, larvata consapevolezza. In questo modo, dichiarando implicitamente il proprio disagio esistenziale e il proprio vuoto educativo.
L’educazione all’empatia (e, più in generale, alle emozioni) assume pertanto, anche in questo caso, una centralità assoluta. Ma educare chi? Il bullo? Con quel riduttivo articolo determinativo al singolare? Perché il vero soggetto della questione è quasi sempre qualcosa di più, qualcosa come il bullo… e dintorni.
L’aspetto educativo infatti non va indirizzato solo agli autori più diretti dell’atto di bullismo, ma anche a tutta una triste e articolata demografia sociale di contorno, a cominciare dal gruppo di compagni che lo supportano con la loro più o meno operosa complicità, realizzando una forma complementare (e vile) di bullismo gregario.
Ma l’azione educativa va rivolta anche a quei pari che, in una sorta di perfetta, connivente “zona grigia”, supportano il bullo con azioni che sono comunque di conferma sociale, come l’ammiccamento, la risatina o i semplici like postati su un social network o attraverso precise strategie di comunicazione prossemica. Stiamo parlando di qualcosa di grave, che non può essere sbrigativamente derubricato, certamente sul piano educativo, a mero comportamento passivo (“Io comunque non ho fatto niente!”).
Nel fondo di questa classifica di responsabilità, c’è necessariamente un posto anche per il più classico e pilatesco agire omissivo, a salvaguardia del proprio inviolabile quieto vivere: “E’ inutile che mi faccio nemico uno come Mario, tanto la cosa riguarda Paolo e non me. Anzi, è meglio che io con Paolo non mi ci faccio neanche vedere!”. Con ciò confermando ed estendendo l’isolamento sociale di Paolo (alla faccia del comportamento soltanto passivo).
E’, questo, un altro, ennesimo motivo per cui l’educazione socio-emotiva andrebbe inquadrata come un’assoluta priorità nel sistema formativo, e fin dalla scuola dell’infanzia, come un suo percorso strutturale, non confinata ad alcune sparute iniziative didattiche a scuola, ad opera di qualche insegnante di buona volontà.
Cominciando magari con l’esplorare la sfida a cui ci richiama la famosa “regola d’oro”, non a caso alla base della maggior parte delle religioni e filosofie di ogni tempo. Regola universale che potrebbe essere declinata così, in termini educativi: “Impara a fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te e a non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Che è come dire: impariamo umilmente, passo dopo passo, a diventare esseri umani.
Si avvicina il terzo appuntamento dell’anno di educazione civica che La Tecnica della Scuola dedica agli istituti scolastici (classi dalla terza media al quinto anno delle superiori): Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, consigli pratici su come contrastare un fenomeno in crescita.
(Se la tua classe non è ancora iscritta, vai al seguente link per farlo)
Il prossimo 7 febbraio dalle ore 10:30 alle 12:00, in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, ci confronteremo insieme sui temi dei diritti, della dignità sociale, dell’uguaglianza, del contrasto ad ogni forma di denigrazione e privazione e della sicurezza in rete, alla luce degli articoli della nostra Costituzione, 2, 3, 9, 15, 28, 30, 33, 34, 38.
Il 7 febbraio si celebra la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, istituita su iniziativa dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. E in questa occasione rimangono sempre più in vista i numeri di un fenomeno che sembra difficile estirpare. Si stima infatti che nel mondo siano 246 milioni i bambini e gli adolescenti vittime di una qualche forma di bullismo.
A partecipare all’evento Aluisi Tosolini, ex dirigente scolastico del liceo Bertolucci di Parma, fondatore del movimento ‘Avanguardie educative’ e Coordinatore della Rete Nazionale delle Scuole di Pace e Rodolfo Marchisio, pedagogista, esperto di cittadinanza digitale e di cyberbullismo. Conduce Daniele Di Frangia.
Per seguire l’evento non è necessario ricevere alcun link, basta andare sui canali Facebook o YouTube della Tecnica della Scuola (o cliccare sul video di sopra) il giorno dell’evento. Gli alunni potranno liberamente porre le loro domande attraverso il numero Whatsapp 3761616311.
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