Ecco il decalogo:
1) Anzitutto, recuperare la fiducia negli insegnanti arbitri della partita educativa e che siano posti nelle condizioni di agire con i minori condizionamenti ambientali.
2) Riscoprire il dialogo tra le discipline e, soprattutto, mostrare agli allievi l’eguale dignità di ciascuna ai fini di una preparazione completa. La disunione del corpo docente, favorita dalla logica manageriale del divide et impera, è garanzia di insuccesso del progetto formativo.
3) Separare figura e competenze del dirigente da quelle del preside.
4) Meritocrazia. La scuola d’élite è retaggio del passato. Ciò non implica che negli allievi sia spenta l’esigenza di essere valutati per quello che valgono, anche in termini comparativi. Se appare sopita, quest’esigenza, è solo per l’opportunismo di una scuola facile, che appiattisce.
5) Orientamento serio, che non sia solo vetrina ma ascolto delle esigenze degli allievi.
6) Chiarire il rapporto che nel patto formativo intercorre tra mezzo e fine. Le competenze sono il fine, conoscenze e abilità il mezzo dell’insegnamento. Così, una didattica sbilanciata sulle competenze fallisce perché confonde ciò che genera cultura con quello che della cultura servirà. Va incentivata una scuola sapientemente «inutile».
7) Dare senso, quindi sapore al sapere. Qualsiasi disciplina ha contenuti precisi, che quanto più vengono banalizzati tanto più sfumano nell’insignificanza.
8) Affrettarsi lentamente. Sempre più sfrontata la pressione all’accorciamento delle superiori. La preparazione solida premia alla distanza.
9) Lingue straniere. La loro indubbia essenzialità nel mondo globale è spesso confusa, persino nei licei, con l’obbligo di una didattica finalizzata alla certificazione.
10) Nuove tecnologie. Anche qui si rischia di confondere mezzo e fine. Se le Ict intendono rivaleggiare con la familiarità dei nativi digitali sul piano tecnologico, la sfida è già persa. Resta una sola alternativa: il piano teleologico. Riempire di senso e contenuti i mezzi digitali, mostrare un loro uso eticamente corretto e proficuo.
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