Valutazioni

Una scuola senza bocciature? A 8 insegnanti su 10 non piace: è dal fallimento che si impara di più – ESITI SONDAGGIO

Otto docenti su dieci dicono alla bocciatura. Quasi 9, in realtà, l’86,6% degli intervistati. Una maggioranza schiacciante. E lo stesso vale per i genitori; cifre che si abbattono nel caso degli alunni, tra i quali sono a favore della bocciatura in 6 su 10. Le indicazioni giungono dall’ultimo sondaggio della Tecnica della Scuola, cui hanno risposto 893 lettori (l’84,5% dei quali docenti).

Per quanto riguarda la provenienza delle domande, registriamo un maggiore interesse dal Nord Italia, che rappresenta circa la metà di tutti i rispondenti.

Sul fronte del grado di scuola, il sondaggio appare più “sentito” nella scuola secondaria di secondo grado; probabilmente perchè alle superiori il problema della bocciatura diventa numericamente più rivelante.

Le risposte dei lettori

Ma le risposte più interessanti provengono dal quesito a risposta aperta, nel quale abbiamo chiesto ai nostri lettori se sia possibile, a loro modo di vedere, una scuola senza bocciature. Come spesso accade, il tema appare divisivo nel mondo della scuola.

Le risposte sono infatti numerose in tutte le direzioni: c’è chi ritiene non meritocratica, e anzi antieducativa, una scuola che “dimentichi” di bocciare; e chi crede che una scuola efficace debba lavorare senza bocciature, ma certificando competenze e livelli.

L’accordo sembra però unanime nel dire che nella scuola ideale, quella senza bocciature, occorrerebbe avere meno alunni per classe e una didattica davvero attiva e laboratoriale, arricchita da aule e da edifici all’altezza dell’arduo compito. Insomma, anche volendo, non ci sono le condizioni per una scuola così.

“La bocciatura è il gesto estremo quando tutto il resto è fallito,” sottolinea una lettrice della Tecnica della Scuola, ma “occorre riformare pesantemente il sistema per eliminare la necessità di bocciare,” e siamo ben lontani dal poterlo fare, come constatiamo ogni volta che sull’Istruzione si decide di disinvestire (la spesa per l’istruzione negli anni 2022-2025 – così mette in programma il Governo nel Documento di Economia e Finanza – passa ad esempio dal 4 al 3,5% del PIL).

Perché no a una scuola senza bocciature

  • Una scuola senza bocciatura vuol dire una scuola senza meritocrazia, vuol dire demotivare i ragazzi ad impegnarsi. Quindi no, una scuola senza bocciatura non è né possibile né utile.
  • “Tutto quello che è comodo è stupido, scrivetelo nella camera dei vostri ragazzi. E una scuola che non boccia è una scuola marcia. Stiamo costruendo una società in cui gli adulti vogliono il male di coloro che hanno messo al mondo. La vera trasgressione oggi è studiare, fare le cose fatte bene” cit. Paolo Crepet.
  • Non tutti hanno i requisiti per essere promossi.
  • Se non riesce l’esercizio di danza, lo si fa ripetere, altrimenti si resta sempre allo stesso livello. Per quale motivo questo banalissimo principio non dovrebbe valere per la scuola?
  • A volte la bocciatura serve a prendere coscienza dei propri errori e a partire da questi per migliorare.
  • Sarebbe una scelta altamente controproducente e totalmente diseducativa.
  • Non aiuta le giovani generazioni a superare fallimenti e frustrazioni.
  • I rapporti sono sempre un dare e avere, uno scambio; se lo studente non “restituisce” quanto è necessario alla sua maturazione, è giusto che ripeta l’anno scolastico.
  • I meritevoli hanno diritto a essere premiati. Una scuola seria deve essere meritocratica.
  • La bocciatura è anche un modo per far maturare l’alunno e renderlo più consapevole delle proprie carenze educative-didattiche.
  • Bisognerebbe bocciare di più anche alla scuola primaria. Altrimenti si trasmette la convinzione che anche se non si studia, si va avanti lo stesso: è mortificante e deprimente tutto questo.
  • Se non si bocciasse, molti studenti non studierebbero più e, di conseguenza, molti docenti perderebbero la loro motivazione all’insegnamento.
  • Bocciare significa dare la possibilità ai ragazzi di colmare alcune lacune. Per cui una scuola senza questa possibilità non avrebbe senso.
  • Penso che la “non bocciatura” non favorisca la crescita dei ragazzi; anzi non li responsabilizza e non fa prendere loro coscienza del valore dell’impegno.
  • La scuola sarebbe un diplomificio (e, ahimè, in gran parte già lo è).
  • La scuola è una fabbrica di promossi falliti. I docenti bocciano meno per colpa delle riforme garantiste, per colpa di ministri incompetenti e per colpa di genitori che picchiano gli insegnanti.
  • La vita stessa comunque boccia chi non è all’altezza di ciò che viene richiesto, in un mondo sempre più competitivo.
  • Si crea l’illusione di essere ciò che non si è e si predispongono le basi per il fallimento nel mondo del lavoro.
  • Una scuola senza bocciature non insegna nulla, perché è proprio dal fallimento che s’impara di più!
  • Sarebbe una scuola altamente diseducativa. In una scuola senza bocciature, andrebbe tolto il valore legale del titolo di studio.
  • Bocciare non è crudele. La vera cattiveria è promuovere senza merito.
  • Amnistie e buonismo non servono a nulla e a nessuno.

Perché a una scuola senza bocciature

  • Basterebbe basare il sistema scolastico sulla certificazione dei livelli.
  • Bisogna lavorare per competenze, per livelli e con obiettivi pluriennali. Attualmente non è possibile perché i docenti hanno introiettato e ripropongono un modello di scuola punitivo, moralista, che non crea promozione sociale.
  • Sì, ma se ci fossero spazi, strutture, modalità organizzative adatte a favorire la coltivazione di interessi; se ci fossero dirigenti un po’ più “visionari” e open minded.
  • Sì, ma solo se si rivoluziona l’intero sistema scuola: classi aperte, didattica veramente laboratoriale, scuole veramente aperte al territorio.
  • Riguardo alla scuola primaria potrebbe essere possibile, salvo gravi lacune per alunni frequentanti la classe quinta; al contrario per la scuola secondaria di primo grado e ancora maggiormente di secondo grado, si dovrebbe ricorrere alla bocciatura, quando è proprio inevitabile.
  • Solo se la scuola ha fornito TUTTI, ripeto, TUTTI gli strumenti per evitare la bocciatura. Ma deve dimostrarlo.
  • È possibile quando è il docente riesce a coniugare competenze, autorevolezza, affetto sincero e capacità di trasmettere orgoglio e ambizione sani.
  • Certamente! Ma occorrono docenti molto preparati pedagogicamente e sul fronte disciplinare.
  • Bisognerebbe non bocciare mai e fare il tutoraggio costante obbligatorio per chi ne ha bisogno come fanno nel nord Europa. Abolire la maturità e fare gli A Levels, esami materia per materia con voto che attesti il livello raggiunto.
  • È possibilissimo, anzi, come insegnante, devi dare l’anima affinché tutti riescano ad ottenere dei risultati positivi, a patto però che gli alunni frequentino! Portare avanti un alunno che frequenta saltuariamente con lunghi periodi di assenza non per malattia, a chi giova? All’alunno sicuramente no. Dovrebbero funzionare meglio i servizi sociali.
  • Sì, ma bisogna fare uno sforzo enorme perché molti colleghi pensano ancora alla bocciatura come a una mannaia per depurare le classi da chi non ce la fa. La scuola deve fare di tutto per sostenere i bambini che partono da situazioni diverse e arrivano a risultati diversi. Nelle classi bisogna fare tanti lavori individualizzati e dare di più a chi ha di meno. La scuola che è ancora troppo ancorata all’alunno tipo, alla lezione frontale, al nozionismo, alle verifiche incoerenti e così si perde di vista la maturazione e la crescita degli alunni.
  • In molti paesi del mondo è già così. La bocciatura è sempre un fallimento della scuola e della famiglia. La società, i modelli sbagliati, i genitori diseducativi, insegnanti che dovrebbero far altro mestiere, semmai vanno bocciati, non gli alunni. Didattiche obsolete basate solo sul ricatto del voto mostrano la loro impotenza educativa. Siamo indietro.
  • Con meno alunni per classi e regole più severe.

Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 17 al 21 giugno 2022. Hanno partecipato 893 lettori. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.

Carla Virzì

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