Il suo primo Rapporto risaliva al 2003. Ieri, a distanza di oltre vent’anni, è stato presentato, presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il Secondo Rapporto dell’Eurispes sulla Scuola e l’Università in Italia. Ce lo ricorda IlSole24Ore che intitola così il suo articolo di presentazione: “Scuola, Eurispes: per docenti paghe basse, burocrazia e aggressioni”. Il quadro sembra fosco, ma vediamo nel dettaglio cosa emerge dal Rapporto, redatto a partire da circa cinquemila questionari somministrati a scuole e università. La domanda di fondo che si pone il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, la troviamo in primo piano su L’Eurispes.it, il magazine dell’Istituto di Ricerca: “Ci si chiede se la scuola sia effettivamente una priorità nell’agenda nazionale, visto che la voce del Pil relativa all’istruzione va sempre più assottigliandosi. Negli ultimi 25 anni abbiamo visto ridursi dal 5,5% al 4% la spesa nazionale per la scuola. Un paradosso, dal momento che, almeno a parole, diciamo di considerare la scuola la grande priorità del Paese.”
Dalla lettura del Rapporto emergono tutti i mali di cui oggi soffre la Scuola e di cui si lamentano i suoi attori principali. Il 65% dei docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado afferma di aver riscontrato problemi di sovrappopolazione delle classi e, nel 90% dei casi, concordano sull’opportunità di fissare a 15 il limite massimo di alunni per classe. Inoltre, viene segnalato un problema di governance degli Istituti scolastici, con riferimento al ruolo dei dirigenti, investiti di molte responsabilità, ma dotati di poca autonomia e riconoscimento. Altro problema, il 93% dei docenti intervistati lamenta la presenza invasiva di una burocrazia che intralcia lo svolgimento del vero lavoro di un insegnante, quello che ha a che fare con la didattica.
C’è, naturalmente un’insoddisfazione diffusa (oltre il 90%) per il trattamento economico inadeguato e poi il fenomeno crescente del bullismo, anche nella sua forma “cyber”, citato dal 79,8% dei docenti delle superiori, l’ingerenza inopportuna dei genitori nelle scelte relative ai metodi e ai contenuti dell’insegnamento, il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti tra alunni (denunciato dal 43% dei professori), per arrivare alla ciliegina che nessuno vorrebbe sulla torta: un insegnante su quattro è stato vittima di violenza da parte degli alunni o dei loro genitori, almeno una volta nel corso della sua vita professionale.
Una sorta di grande “cahier de doléances” che esprime tutto il malessere di migliaia di professionisti il cui prestigio sociale appare in caduta libera, sorretti da frasi di circostanza dopo un’aggressione violenta o un tentato omicidio e dimenticati subito dopo, fino al prossimo episodio di violenza. Docenti che non ne possono più di vedersi attribuita – nel migliore dei casi – la qualifica di “missionari”, e che vorrebbero, più adeguatamente essere definiti – e trattati – come professionisti dell’istruzione e dell’educazione.
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